
Nel meteo del futuro non sarà il caldo in sé a preoccuparci di più, ma la scomparsa di ciò che lo conteneva. Secondo un’analisi pubblicata su Geophysical Research Letters, frutto del lavoro della School of Marine and Atmospheric Sciences della Stony Brook University, ciò che sta cambiando più radicalmente nell’estate dell’Emisfero Settentrionale non sono solo le temperature, ma la dinamica atmosferica. E il dato più allarmante è proprio questo: le perturbazioni estive stanno scomparendo, lasciando il campo a un caldo sempre più persistente, senza tregua.
Una riduzione costante dei cicloni estivi da oltre quarant’anni
I ricercatori americani hanno analizzato l’andamento delle attività cicloniche extratropicali tra il 1979 e il 2014, scoprendo una tendenza chiara: ogni decennio si registra un calo del 4% nella formazione di perturbazioni durante i mesi di GIUGNO, LUGLIO e AGOSTO. Non si tratta quindi di una fluttuazione casuale, ma di un segnale strutturale, che riflette l’avanzata di un’estate sempre più statica, dominata da campi di alta pressione.
E questa tendenza, secondo lo studio, è destinata ad accelerare nei prossimi decenni, lasciando alle estati future un meteo sempre più monotono, afoso, secco e potenzialmente devastante.
Senza nuvole il caldo dilaga: il meccanismo che alimenta il riscaldamento
Con la diminuzione delle perturbazioni, diminuiscono anche le coperture nuvolose, che in passato servivano da scudo naturale contro l’eccessivo irraggiamento solare. Il cielo sereno, tanto desiderato durante le vacanze, è in realtà un potente acceleratore termico: senza nuvole a riflettere la luce, le superfici continentali assorbono più calore, surriscaldando il suolo e riscaldando di riflesso tutta la colonna d’aria sovrastante.
Questo effetto crea un circolo vizioso: meno piogge → più calore → maggiore evaporazione → pressione atmosferica più stabile → ancora meno perturbazioni. Un meccanismo che alimenta direttamente il Global Warming, in particolare nel periodo più delicato dell’anno: quello estivo.
Estati bollenti sempre più lunghe e stabili
Il risultato di questa trasformazione sarà un meteo estivo dominato da lunghi periodi di stabilità atmosferica, con giornate interamente soleggiate e temperature medie sempre più elevate. Come spiegano i ricercatori, ormai per avere un mese sotto la media climatica, è necessario che quel mese sia molto nuvoloso. In caso contrario, la temperatura media mensile continuerà a crescere, consolidando un nuovo regime termico che nulla ha più a che vedere con le estati di venti o trent’anni fa.
Negli ultimi decenni, infatti, le medie stagionali sono già salite di diversi gradi in ampie aree dell’Europa meridionale. E il fatto che le proiezioni future non prevedano inversioni di tendenza lascia poco spazio a interpretazioni ottimistiche.
Rinfreschi violenti, non più graduali
L’aspetto forse più inquietante di questo scenario è che i pochi momenti di rinfrescamento atmosferico non saranno più frutto di un graduale cambio di circolazione, ma di eventi violenti, discontinui, spesso difficili da prevedere. L’alternanza diventerà estrema: settimane di caldo torrido, interrotte bruscamente da brevi episodi di maltempo estremo, con piogge torrenziali, grandinate, raffiche di vento e crolli termici improvvisi. Durano poco, lasciano danni e, subito dopo, tornano i 35 o 40 gradi.
È questa la vera nuova normalità estiva. Un meteo che non segue più la dolce curva della stagione, ma che si comporta come un interruttore acceso/spento tra afa tropicale e furia atmosferica. L’adattamento a tutto questo sarà una delle grandi sfide dei prossimi decenni.
Studi come quelli della Stony Brook University mostrano quanto siano urgenti nuove strategie di gestione del rischio climatico e quanto il meteo estivo sia ormai un barometro del cambiamento globale.
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