
(TEMPOITALIA.IT) Quando parliamo di clima, confondere le fluttuazioni con il cambiamento climatico è un errore comune. Le fluttuazioni del clima sono variazioni naturali che si sviluppano su scale temporali diverse: dalle oscillazioni stagionali alle anomalie di alcuni anni o decenni, fino ai cicli millenari pilotati dall’orbita terrestre. Il cambiamento climatico odierno, invece, è un riscaldamento globale a lungo termine provocato in larga misura dall’attività umana, soprattutto dall’aumento dei gas serra. La distinzione non è semantica: capire come queste due dimensioni si sovrappongono aiuta a spiegare perché possiamo osservare anni insolitamente freddi o periodi piovosi in certe regioni pur dentro una tendenza di riscaldamento del Pianeta.
Nell’atmosfera operano meccanismi che generano variabilità naturale. Fenomeni come El Niño e La Niña, due facce dell’ENSO nel Pacifico equatoriale, spostano calore e umidità su scala planetaria ogni 2–7 anni, alterando i getti e i pattern delle piogge dall’America Meridionale all’Oceania, fino all’Africa Orientale e all’Atlantico Settentrionale. Queste fluttuazioni interannuali possono amplificare o attenuare temporaneamente la percezione del trend di fondo: un El Niño forte tende a spingere in alto la temperatura media globale, una La Niña la modera un poco, ma nessuna delle due inverte la traiettoria a lungo termine imposta dall’accumulo di CO₂.
Su orizzonti più lunghi agiscono le forzanti astronomiche note come cicli di Milanković. La precessione (una sorta di “trottola” dell’asse terrestre) ridistribuisce la radiazione solare tra le stagioni con un ciclo medio di circa 23.000 anni; l’obliquità (l’inclinazione dell’asse, oggi ~23,4°) oscilla all’incirca tra 22,1° e 24,5° in 41.000 anni; l’eccentricità (la forma dell’orbita) varia su scale di circa 100.000 e 400.000 anni. Queste modulazioni non riscaldano il Pianeta “da sole”, ma regolano dove e quando l’energia solare arriva, innescando risposte del sistema climatico che includono retroazioni di ghiacci, vegetazione, polveri e oceani.
Un esempio potente di come le fluttuazioni millenarie possano ridisegnare interi paesaggi è la storia del Sahara. Durante l’Olocene iniziale e medio, il cosiddetto African Humid Period trasformò gran parte dell’Africa Settentrionale: laghi estesi, savane e fauna prosperavano dove oggi domina il deserto. La causa primaria? Una precessione che rafforzò il monsone africano estivo, con il supporto di retroazioni tra suolo, vegetazione e oceano che amplificarono l’effetto. Il risultato fu un Sahara verde, molto più umido dell’attuale.
Qualcosa di analogo, su tempi e modalità differenti, riguarda la Mesopotamia, l’area dell’odierno Iraq. Archivi geologici e archeoclimatici indicano fasi oloceniche più piovose in varie parti del Medio Oriente, con fiumi più generosi e paesaggi più vegetati rispetto a oggi, seguite da periodi più aridi legati a cambiamenti nella circolazione atmosferica e nella posizione dei monsoni. Questi ribaltamenti non hanno nulla di “misterioso”: sono la firma delle fluttuazioni naturali che, a cavallo di secoli e millenni, ristrutturano gli equilibri regionali.
Guardando all’ultimo millennio, l’Europa e l’Atlantico Settentrionale vissero fasi note come Periodo Caldo Medievale e Piccola Era Glaciale. Il primo non fu più caldo dell’epoca contemporanea a livello globale: la sua estensione e tempistica furono per lo più regionali e asincrone. La seconda, un raffreddamento tra circa il XIV e il XIX secolo, raccolse vari episodi freddi alimentati da eruzioni vulcaniche ripetute e da fasi di bassa attività solare; la crescita del ghiaccio marino e i cambiamenti nella circolazione atlantica agirono da moltiplicatori. In entrambi i casi parliamo di cause naturali, non comparabili per scala e sincronia al riscaldamento moderno.
È qui che entra in gioco la differenza sostanziale: l’attuale riscaldamento globale è rapido, sincronizzato su quasi tutta la superficie terrestre e attribuito con altissima confidenza all’uomo. Le ricostruzioni PAGES 2k mostrano che negli ultimi 2.000 anni nessun periodo ha eguagliato la velocità e l’estensione del riscaldamento dal XX secolo in poi; gli episodi passati, inclusi il Periodo Caldo Medievale e la Piccola Era Glaciale, furono a macchia di leopardo e non globalmente allineati. Oggi, invece, oltre il 98% del globo ha sperimentato il suo periodo più caldo nel XX–XXI secolo.
La ragione fisica è semplice quanto implacabile: abbiamo alterato il bilancio energetico del Pianeta. Le misure satellitari e di superficie rilevano un eccesso di energia che entra rispetto a quella che esce, perché i gas serra – anidride carbonica, metano, protossido di azoto – intrappolano il calore. Questo forzante radiativo in aumento è stato osservato direttamente e coerentemente con l’aumento di CO₂ dovuto a combustibili fossili, deforestazione e altri processi. Le principali accademie scientifiche e l’IPCC convergono sulla stessa conclusione: la causa dominante del riscaldamento dal XX secolo è antropica. Negare questo consenso significa ignorare un corpus di prove che incrocia fisica, chimica atmosferica, osservazioni e modelli.
Come si intrecciano dunque fluttuazioni e cambiamento? Una La Niña può temporaneamente smorzare la temperatura media di un anno, un El Niño può esaltarla; una sequenza di eruzioni vulcaniche può raffreddare per pochi anni; oscillazioni come la PDO o la NAO modulano piogge, tempeste e ondate di calore a scala decadale. Ma sotto questa trama, il trend da gas serra continua. Per questo, anche dopo episodi che storicamente avrebbero portato a temperature più basse, osserviamo anni da record e decadi sempre più calde. Le fluttuazioni restano, come sempre, ma operano sopra un pavimento che si solleva anno dopo anno.
L’oscillazione dell’asse terrestre merita un ultimo sguardo, perché spesso evocata per spiegare grandi trasformazioni del passato. Quando l’obliquità cresce verso 24,5°, le estati dell’Emisfero Nord ricevono più energia e i ghiacci tendono a ritirarsi; quando scende verso 22,1°, le estati si indeboliscono e i ghiacci resistono. La precessione determina se il perielio (il punto dell’orbita più vicino al Sole) cade in estate o in inverno di un dato emisfero, cambiando la stagionalità dell’insolazione con un ciclo di circa 23 millenni. L’eccentricità modula l’intensità di questo effetto. Questi processi hanno orchestrato le grandi Ere Glaciali e i periodi interglaciali del Quaternario; tuttavia non possono spiegare il riscaldamento degli ultimi 150 anni, troppo rapido e con una fisica diversa.
In sintesi, possiamo dire che le fluttuazioni del clima e persino quelle delle stagioni sono la “normale” pulsazione del sistema atmosferico terrestre, capace talvolta di produrre imponenti variazioni regionali come il Sahara verde o i capricci dell’Atlantico Settentrionale. Il cambiamento climatico attuale è invece un forzante esterno che sposta l’intero sistema, dentro il quale le oscillazioni continuano ma con intensità e impatti diversi rispetto al passato, proprio perché il contesto energetico del Pianeta è stato alterato dall’uomo. Accettare la linea di evidenza messa insieme dalla comunità scientifica non è un atto di fede, ma un riconoscimento dell’ingegno umano che ha misurato, confrontato, ricostruito e spiegato il funzionamento del nostro sistema climatico.
Fonti
- IPCC, AR6 Synthesis Report – Summary for Policymakers: https://www.ipcc.ch/report/ar6/syr/summary-for-policymakers/
- NASA, Milankovitch (Orbital) Cycles and Their Role in Earth’s Climate: https://science.nasa.gov/science-research/earth-science/milankovitch-orbital-cycles-and-their-role-in-earths-climate/
- NASA, Evidence – Climate Change: https://science.nasa.gov/climate-change/evidence/
- Nature Scitable, Green Sahara: African Humid Periods Paced by Earth’s Orbital Variations: https://www.nature.com/scitable/knowledge/library/green-sahara-african-humid-periods-paced-by-82884405/
- Oxford Research Encyclopedia of Climate Science, Theory and Modeling of the African Humid Period and the Green Sahara: https://oxfordre.com/climatescience/abstract/10.1093/acrefore/9780190228620.001.0001/acrefore-9780190228620-e-532
- Nature, The aberrant global synchrony of present-day warming (News & Views on PAGES 2k): https://www.nature.com/articles/d41586-019-02179-2
- Carbon Brief, Global extent of climate change is ‘unparalleled’ in past 2,000 years: https://www.carbonbrief.org/global-extent-of-climate-change-is-unparalleled-in-past-2000-years/
- NOAA Climate.gov, ENSO blog (guida 2025): https://www.climate.gov/news-features/blogs/enso/hitchhikers-guide-june-2025-enso-update
- NOAA CPC, Climate Variability (ENSO basics): https://www.cpc.ncep.noaa.gov/products/analysis_monitoring/ensocycle/clim_vari.shtml
- Journal of Climate (AMS), Impact of Volcanic Eruptions on Decadal to Centennial Fluctuations & Little Ice Age: https://journals.ametsoc.org/view/journals/clim/31/6/jcli-d-16-0498.1.xml