
(TEMPOITALIA.IT) All’inizio sembra tutto scritto: dopo mesi roventi e mari ancora insolitamente caldi, l’inverno dovrebbe scorrere senza scossoni. Poi, quasi in sordina, un vecchio attore rientra in scena. La Niña torna a muovere i fili del clima globale proprio alla vigilia della stagione fredda. In Italia la domanda è inevitabile: cosa cambierà davvero tra Dicembre 2025 e Febbraio 2026?
La tentazione è cercare una risposta unica. Freddo o mite? Neve o pioggia? In realtà, il copione è più sottile. Una parte si gioca sulle acque del Pacifico equatoriale, un’altra nella stratosfera sopra l’Artico, dove il Vortice Polare decide se restare compatto o scomporsi in vortici più piccoli. E quando questi attori recitano assieme, il finale può sorprendere.
C’è un indizio che merita attenzione: l’Europa non è la regione più “teleconnessa” alla Niña, ma alcune delle annate più movimentate hanno coinciso con fasi fredde del Pacifico. Non è una garanzia di gelo diffuso. È, piuttosto, una predisposizione a una dinamica più accentuata, fatta di contrasti e rapide virate.
Che cos’è La Niña e perché ci riguarda
La Niña è la fase “fredda” dell’Oscillazione ENSO. Quando il Pacifico centrale e orientale si raffredda rispetto alla media, gli alisei si intensificano, si modifica la convezione tropicale e l’onda planetaria che trasporta energia verso le medie latitudini cambia geometria. In parole semplici: il sistema atmosfera–oceano ribilancia i flussi e sposta i centri di azione. I tropici alterano la posizione e l’intensità del getto polare, che a sua volta ridisegna le traiettorie delle perturbazioni su Nord Atlantico ed Europa.
Sull’Italia questo segnale arriva attenuato, ma non innocuo. Influisce sulle probabilità, non sull’evento singolo. E quando la circolazione media si inclina, cresce la possibilità che masse d’aria più fredde riescano a scivolare dal Mare del Nord e dall’Europa orientale verso il Mediterraneo.
Il Vortice Polare: il vero ago della bilancia
Sopra l’Artico, tra troposfera e stratosfera, ruota il grande Vortice Polare. Se resta compatto, il freddo rimane confinato alle alte latitudini e a latitudini mediterranee l’inverno tende a risultare più stabile e spesso più mite. Se invece il vortice si indebolisce o si frammenta, si aprono corridoi che permettono all’aria artica di allungarsi verso sud, talvolta con passaggi secchi e rapidi, altre volte accompagnati da perturbazioni capaci di portare neve anche a quote moderate.
Le condizioni associate a La Niña non implicano automaticamente un vortice debole, ma possono favorire configurazioni più bloccate o scambi meridiani più frequenti. In questi scenari l’Italia settentrionale e le aree interne del Centro risultano più esposte a rientri freddi, mentre Sud e Isole risentono di maggiore variabilità, con parentesi miti alternate a brevi episodi più crudi quando i fronti riescono a scendere di latitudine.
Cosa dicono i modelli stagionali a inizio novembre
Le previsioni stagionali non sono oracoli: offrono segnali probabilistici. I principali centri internazionali indicano per l’inverno 2025-2026 una probabile anomalia di temperatura positiva su gran parte dell’Europa, ossia valori medi più alti della climatologia. Questo non esclude fasi fredde anche intense: significa che, sulla media stagionale, il caldo tenderà a pesare di più. La precipitazione mostra un quadro più irregolare, con segnali di sopramedia più solidi tra Nord e Nordest Europa e segnali deboli o discordanti sul Bacino del Mediterraneo. Sulle mappe di ensemble affiora anche una forte incertezza sulla circolazione sul Nord Atlantico: quando i modelli “non si mettono d’accordo”, spesso il vero protagonista è la dinamicità.
Tradotto nel linguaggio quotidiano: potremmo attraversare Dicembre relativamente mite, intervallato da passaggi perturbati rapidi; osservare poi brevi incursioni fredde a Gennaio e Febbraio con risvolti nevosi se il freddo riuscirà a sovrapporsi al passaggio dei fronti; chiudere la stagione con una tendenza a riportare i valori verso la neutralità ENSO tra fine Inverno e inizio Primavera, ridistribuendo i pesi della circolazione.
Italia: dove il freddo può colpire e quando può nevicare
Nel nostro Paese la chiave non è solo “quanto freddo”, ma come e quando il freddo si combina con l’umidità. Con La Niña attiva e un Vortice Polare potenzialmente più vulnerabile, aumentano le chance di irruzioni brevi ma incisive. In presenza di richiami umidi da Ovest o da Sudovest, a ridosso delle Alpi e dell’Appennino settentrionale potranno crearsi finestre favorevoli alla neve fino a quote relativamente basse; nelle pianure del Nord molto dipenderà dalla portata del cuscino freddo e dall’intensità delle precipitazioni. Le aree tirreniche centrali vivranno più spesso piogge e nevicate in montagna, mentre i versanti adriatici potranno beneficiare di occasionali episodi da nordest con rovesci nevosi spinti verso le Marche, l’Abruzzo e il Molise. Sud e Isole maggiori rimarranno più spesso su valori miti, ma non mancheranno parentesi ventose e cali termici repentini se l’aria artica sfonderà fino al Canale di Sicilia.
Questa distribuzione non equivale a un “inverno vecchio stile” continuo. Piuttosto, delinea sequenze rapide: due–tre giorni freddi, una pausa mite, un nuovo affondo, e così via. È un ritmo coerente con un’atmosfera che, a scala globale, contiene più energia e quindi alterna con maggior facilità fasi opposte.
Un inverno nel clima di oggi: più caldo in media, non per questo monotono
Nel contesto del Riscaldamento Globale, gli inverni europei mostrano un aumento delle temperature medie e una crescita dell’umidità disponibile. La fisica di base è nota: per ogni grado in più, l’aria può trattenere circa il 7% di vapore acqueo in più, favorendo precipitazioni più intense quando le condizioni lo permettono. Questo non azzera le ondate di freddo; le rende spesso più brevi, ma anche in grado di produrre eventi marcati se la dinamica sinottica incastra i pezzi al posto giusto. È il motivo per cui possiamo assistere, nello stesso mese, a giornate primaverili e a nevicate significative, soprattutto dove il microclima locale conserva sacche d’aria fredda vicino al suolo.
Cosa monitorare nelle prossime settimane
Ci sono tre elementi utili da seguire. Il primo è l’evoluzione dell’ENSO: se il segnale di La Niña resterà moderato fino a Gennaio–Febbraio, il forcing tropicale continuerà a interagire con il getto atlantico. Il secondo è lo stato del Vortice Polare stratosferico: eventuali riscaldamenti improvvisi (Stratwarming) possono cambiare le carte in tavola anche a stagione iniziata, redistribuendo il freddo verso le medie latitudini dopo una latenza di 1–3 settimane. Il terzo è la persistenza delle anomalie di pressione tra Groenlandia, Islanda e Europa occidentale, che modulano la NAO: fasi negative tendono a favorire scambi meridiani e incursioni fredde sul Mediterraneo.
Tenere d’occhio questi indicatori non serve a inseguire il “giorno X”, ma a capire quando il periodo per un episodio freddo diventa più probabile. È qui che i nowcasting e gli aggiornamenti giorno per giorno fanno la differenza nella vita reale, dai trasporti alla gestione delle attività all’aperto.
In sintesi, con La Niña attiva all’inizio della stagione e un Vortice Polare che potrebbe attraversare fasi di vulnerabilità, l’inverno italiano ha buone probabilità di alternare periodi miti a episodi freddi anche intensi, ma per lo più brevi. La media stagionale potrebbe risultare ancora superiore ai valori del passato recente, senza escludere nevicate quando freddo e perturbazioni riusciranno a sovrapporsi. In un clima mediamente più caldo, la variabilità resta la parola chiave.
Credit: NOAA Climate Prediction Center – ENSO Diagnostic Discussion, NOAA CPC – ENSO: Recent Evolution, Current Status and Predictions (PDF), World Meteorological Organization – El Niño/La Niña Update, Copernicus Climate Change Service – Seasonal forecasts, ECMWF – Seasonal forecasts, IRI/Columbia University – ENSO forecast, Royal Meteorological Society – Predictability of European winter and La Niña (TEMPOITALIA.IT)
Effetto La Niña: l’INVERNO 2025-2026 potrebbe sorprendere l’Italia