

(TEMPOITALIA.IT) Osservando il tempo che fa e la circolazione atmosferica attuale prevista per i prossimi giorni, soprattutto sino al breve termine, emergono aspetti inquietanti. Innanzitutto, un anticiclone a matrice nordafricana, dal Marocco, andrà ad espandersi verso la Penisola Iberica e la Francia, influenzando anche l’Italia.

Questo anticiclone porterà temperature in quota molto alte, addirittura da record per il mese di Novembre, soprattutto tra Francia e Svizzera: sarà quindi un anticiclone a carattere caldo. Tutto questo, però, contrasta con quanto sta succedendo e succederà nel Nord Europa, dove il Vortice Polare e tutta la circolazione annessa tendono a espandersi verso sud, a guadagnare terreno e a portare l’inverno, dapprima verso la Scandinavia, poi verso il nord delle Isole Britanniche, la Danimarca e la Russia europea, soprattutto nel settore settentrionale, per poi – gradualmente, ma qui andiamo su proiezioni a più lungo termine – spingersi verso sud sino, probabilmente, alla regione alpina.

Quello che emerge è, secondo me, davvero inquietante: l’assenza di un vero tempo autunnale, quando ci si aspetterebbe un flusso abbastanza frequente di perturbazioni oceaniche ben organizzate – ovvero ben strutturate – associate ad aree di bassa pressione che da ovest si portano verso est interessando gran parte dell’Europa e l’Italia. Nelle regioni settentrionali – e parliamo soprattutto della Pianura Padana, delle aree collinari, delle regioni centrali tirreniche e della Sardegna occidentale – in Autunno cade il picco massimo di piovosità annuale, mentre al Sud Italia e in Sicilia il picco annuale si registra in Inverno. Questo, però, non si sta manifestando. È chiaro che non può essere ricorrente se si formano aree di alta pressione che ostacolano l’arrivo delle perturbazioni.

Tuttavia i modelli matematici non solo prospettano il transito delle perturbazioni e delle aree di bassa pressione, ma indicano anche gli indici di comportamento del clima.
Ne abbiamo due estremamente importanti per il Mediterraneo: quello polare (AO) e quello oceanico del Nord (NAO). Entrambi sono in fase negativa. Quello polare effettivamente andrà a produrre un’espansione verso sud di aria fredda e, quindi, all’apparenza sembrerebbe efficace; mentre quello oceanico dovrebbe favorire un susseguirsi di perturbazioni atlantiche verso il Mediterraneo centrale e occidentale. Invece abbiamo visto sì il transito di una fugace serie di perturbazioni nei giorni scorsi, con anche nubifragi tra Sardegna, Sicilia e alcune aree del Sud Italia, ma poi nient’altro. Addirittura, nei prossimi giorni si formerà alta pressione a matrice nordafricana, il tutto con un indice climatico che dovrebbe ostacolarla. Questo significa che l’anticiclone africano possiede talmente tanta forza da sopraffare un indice che in passato avrebbe procurato condizioni meteo autunnali e grandi precipitazioni nelle regioni mediterranee centrali e occidentali.

Questa situazione può essere causata dal cambiamento climatico o da altri fattori probabilmente ignoti. Il tempo potrebbe effettivamente cambiare nel prossimo fine settimana, come già accennato in altri articoli, con il transito di una perturbazione, che sarà però piuttosto frastagliata e frammentata. Siamo comunque distanti da quel periodo di previsione – quello del prossimo weekend – e molti aspetti nel dettaglio potrebbero cambiare, anche perché i modelli principali di previsione hanno una prospettiva piuttosto differente tra loro: il modello americano (es. NOAA) è più propenso a correnti occidentali, mentre quello europeo (ECMWF) vede addirittura una discesa di aria fredda lungo le regioni adriatiche. Non un’ondata di gelo, per intenderci, però entrambi prospettano una fase di cedimento dell’alta pressione.
Sul medio-lungo termine, però, la situazione si scompone completamente: questo o quel modello matematico ripropone nuovamente l’alta pressione, stravolgendo ancora una volta quell’indice climatico persistente, favorevole – addirittura sino alla fine di Novembre – al transito ricorrente di perturbazioni nell’area mediterranea, e che invece vedrebbe espandersi verso nord masse d’aria calda con origine nordafricana. Nel brevissimo termine, avremo perfino sabbia in sospensione dal deserto del Sahara, che dovrebbe espandersi verso la Penisola Iberica, le Baleari e la Francia centrale.
In conclusione, l’evoluzione meteorologica è molto complicata in questa fase. Ci troviamo a un bivio: l’Autunno quasi non c’è più, e potremmo passare a condizioni invernali improvvise. D’altronde questo sta succedendo nel Nord America, ma lì le condizioni atmosferiche sono spesso molto più variabili che in Europa. Allo stesso tempo, il fatto che l’Autunno venga quasi minato da un cambiamento climatico – probabilmente, nel nostro caso, dall’Africa – ci espone a un’estremizzazione climatica, con periodi di siccità alternati a fasi alluvionali, ed eventualmente a irruzioni d’aria fredda improvvise, dove non si è più abituati a subirle, con disagi nel caso si dovessero verificare, perché ormai effettivamente non ci siamo più abituati avendole così diradate.
Insomma, l’Autunno sparisce, ma si presenta l’opzione di un Inverno improvviso più avanti, e di una stagione autunnale con pitture estive – ovviamente attenuate – dato che la radiazione solare si è sensibilmente ridotta e non potremmo raggiungere le temperature di Agosto. Il clima è cambiato, e l’Autunno pure. Ovviamente anche l’Inverno. (TEMPOITALIA.IT)
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