
Tromso, nel nord della Norvegia, è stata nuovamente colpita da un evento di neve notevole: i 71 cm di neve al suolo il 16 novembre, sono la misura più alta per questo mese dal 2013 e tra le più elevate mai registrate così presto nella stagione in oltre un secolo di osservazioni.
Il grafico ufficiale di MET Norway mostra la linea 2025/26 (azzurra) ben al di sopra dell’80° percentile climatico 1991-2020, segno che l’accumulo di quest’anno si colloca fra i valori estremi della serie storica. È un dato che, in termini medi, corrisponde più a un tipico manto nevoso di febbraio che non di novembre.
Il repentino aumento dello spessore nevoso è stato causato da un flusso persistente da Nord che ha veicolato molta umidità. Quando soffiano venti settentrionali l’aria fredda artica, ricca di umidità estratta dal Mare di Norvegia, viene forzata a sollevarsi contro i rilievi costieri. Questo sollevamento orografico provoca condensazione rapida e nevicate intense e persistenti sul versante sopravento (inclusa Tromso), mentre le zone sottovento restano molto più secche.
Il risultato è una Tromso completamente innevata a metà novembre, con cumuli che in molte zone urbane superano il mezzo metro. È un evento raro: dal 1920 si contano appena una manciata di episodi con oltre 60 cm di neve entro la terza settimana di novembre.
La precoce comparsa della neve a ottobre aveva già lasciato il segno; adesso, con 71 cm di manto nevoso, Tromo consolida uno degli inizi d’inverno più nevosi dal dopoguerra, confermando la tendenza a una maggiore variabilità del clima nord-atlantico; alternanza di fasi molto miti a ondate fredde intense, tipica dei regimi dominati da flussi meridiani accentuati.
L’Artico rimane però la regione che si scalda più rapidamente al mondo, ma questo non esclude forti nevicate quando l’umidità e il freddo si combinano. Anzi, un’atmosfera più calda contiene più vapore acqueo e può quindi produrre precipitazioni più abbondanti anche in forma di neve.
