Corrente del Golfo in difficoltà: pochi ne parlano in Italia, ma gli effetti si faranno sentire

(TEMPOITALIA.IT) Sembra un argomento distante che riguarda l’Atlantico a migliaia di chilometri dall’Italia. Eppure i cambiamenti osservati nella AMOC (Atlantic Meridional Overturning Circulation) incidono sui regimi del getto atlantico, sulle traiettorie delle perturbazioni e, in modo indiretto, sulla frequenza di periodi stabili sul bacino mediterraneo.

Il dibattito scientifico è acceso e spesso semplificato. La Corrente del Golfo è solo un ramo superficiale del sistema; non coincide con l’AMOC e non è in atto alcun “collasso istantaneo”. Le evidenze indicano un indebolimento graduale, con forte variabilità interannuale e incertezze sui tempi di eventuali soglie critiche. Per l’Italia, la domanda pratica è come questo segnale interagisca con il riscaldamento del Mar Mediterraneo e con la distribuzione stagionale delle piogge.

 

Che cos’è l’AMOC e cosa misuriamo davvero

L’AMOC è una circolazione tridimensionale che trasporta verso nord acque calde e salate negli strati superficiali dell’Atlantico, le raffredda e le rende più dense tra Groenlandia e Islanda, e le riporta verso sud in profondità. La Corrente del Golfo è una componente superficiale orientata dalla Florida verso l’Atlantico settentrionale; non descrive i rami profondi di ritorno, che sono parte integrante del sistema.

Dal 2004 la rete osservativa RAPID a 26,5°N fornisce una misura indiretta ma continuativa dell’intensità dell’AMOC. Le serie mostrano ampia variabilità anno su anno e un trend medio di indebolimento su scala pluridecennale, coerente con molte simulazioni ma non indicativo di un arresto imminente. Le misure si esprimono in Sverdrup (Sv), pari a un milione di metri cubi al secondo, e consentono confronti con i modelli climatici usati nelle valutazioni internazionali.

 

Cosa indicano le evidenze più recenti su rallentamento e rischio di soglia

Le osservazioni e i modelli convergono su un rallentamento dell’AMOC nel XXI secolo. La firma spaziale più riconoscibile è una anomalia fredda nel Nord Atlantico subpolare a sud della Groenlandia, associata a un riscaldamento più marcato a ovest dell’Atlantico nord-occidentale. Questo disegno delle temperature superficiali suggerisce un trasferimento di calore verso nord ridotto rispetto al passato.

Le principali valutazioni istituzionali riportano che, allo stato attuale delle conoscenze, un collasso entro il 2100 è considerato improbabile, pur rimanendo plausibile un indebolimento persistente. Studi pubblicati successivamente esplorano scenari in cui, a fronte di emissioni elevate e di maggiore apporto di acqua dolce alle alte latitudini, il sistema potrebbe avvicinarsi a una soglia entro decenni, con transizioni comunque graduali su scale temporali pluridecennali. Le incertezze rimangono elevate e dipendono dalla rappresentazione dei flussi di calore e salinità, dalla fusione della calotta della Groenlandia e dalla risposta del sistema atmosferico.

 

Perché l’AMOC si indebolisce: densità, acqua dolce, accumulo di calore

Il meccanismo fisico è legato alla densità dell’acqua marina. L’affondamento richiede acque fredde e salate. L’aumento dell’apporto di acqua dolce da precipitazioni, scioglimento di ghiaccio e neve riduce la salinità superficiale e quindi la densità, ostacolando l’affondamento. In parallelo, l’oceano accumula calore a causa del Riscaldamento Globale. L’espansione termica e le modifiche del gradiente di densità verticale influenzano la struttura della circolazione. Le “impronte” osservate nelle temperature superficiali e in alcuni segnali dinamici sono compatibili con un AMOC meno vigorosa e con un’alterazione del bilancio di calore dell’Atlantico.

 

Effetti sullo scenario europeo: getto atlantico e regimi di circolazione

Una AMOC più debole tende a ridurre la quantità di calore rilasciata al Nord Atlantico, con ripercussioni sui regimi atmosferici. Analisi multi-modello collegano un indebolimento maggiore a una maggiore frequenza di configurazioni simili a NAO+ in Inverno, con getto atlantico più intenso e posizionato a latitudini più alte. In questo contesto il Nord Europa intercetta più spesso i sistemi depressionari, mentre l’Europa occidentale e parte dell’Europa meridionale restano più frequentemente ai margini.

In Estate si osserva, in diversi esperimenti, un aumento della probabilità di configurazioni di bloccaggio. Anche in presenza di un lieve raffreddamento medio nel Sub-Atlantico, il contrasto con le terre in rapido riscaldamento favorisce cupole di alta pressione persistenti sul continente, con maggiore frequenza e durata delle ondate di calore.

 

Focus Italia: come cambiano piogge, temperature e frequenza degli estremi

Per l’Italia, la risposta dipende dall’interazione tra due fattori: intensità delle correnti occidentali di origine atlantica e stato termico del Mar Mediterraneo. In Inverno, un getto più alto di latitudine e un flusso atlantico meno incidente sul bacino mediterraneo sono associati a precipitazioni medie più basse sul settore occidentale del bacino e sull’Italia centro-meridionale. Ciò si traduce in stagioni fredde mediamente più secche, con effetti su invasi, agricoltura e disponibilità idrica. In termini di rischio, la riduzione della piovosità media non esclude episodi intensi: quando il flusso polare interagisce con aria umida mediterranea, le precipitazioni possono concentrarsi in finestre brevi e localizzate.

In Estate, la tendenza più robusta riguarda l’aumento della temperatura superficiale del Mediterraneo e la maggiore frequenza di marine heatwaves. Il bacino mediterraneo, soprattutto nel settore occidentale, ha registrato di recente anomalie superiori a +3–6 °C rispetto alla climatologia di lungo periodo durante alcuni episodi. Un mare più caldo incrementa l’umidità a bassa quota e accentua il disagio termico nelle aree costiere e nelle pianure interne, in particolare sulla Pianura Padana e lungo le coste del Tirreno e dello Ionio. L’impatto sugli ecosistemi marini include stress su comunità bentoniche e specie di interesse commerciale. Il collegamento con l’AMOC è indiretto: una AMOC più debole aumenta la probabilità di stasi anticicloniche sul settore europeo meridionale, favorendo la persistenza del caldo, mentre il riscaldamento del mare è guidato soprattutto dal bilancio radiativo e dall’accumulo di calore oceanico globale.

 

Tempeste atlantiche, precipitazioni autunnali e cicloni mediterranei

Nei modelli, un’AMOC ridotta è associata a una spinta delle tempeste più vigorosa a latitudini medio-alte e a una minore incidenza di saccature atlantiche organizzate sull’Europa sud-occidentale in Inverno. Per l’Autunno italiano emerge un quadro di maggiore variabilità: periodi prolungati stabili possono alternarsi a fasi di piogge molto intense quando una saccatura riesce a interagire con un Mediterraneo caldo e umido. La media stagionale può diminuire anche se i massimi puntuali aumentano. Per i cicloni mediterranei (medicane) non esiste un segnale univoco sulla frequenza; tuttavia, un contenuto di calore più elevato nel mare può aumentare il potenziale energetico degli episodi che si formano, a parità di condizioni dinamiche favorevoli.

 

Livello del mare: dove l’AMOC conta e dove contano altri fattori

L’influenza di un’AMOC indebolita sul livello del mare non è uniforme. Un segnale più evidente è atteso lungo la costa orientale degli Stati Uniti, mentre nel Mediterraneo la componente dominante dell’innalzamento è legata all’espansione termica globale e alla perdita di ghiaccio continentale. Per l’Italia, l’innalzamento medio globale si somma a fattori locali come la subsidenza in aree vulnerabili, ad esempio Laguna di Venezia, Delta del Po e porzioni della Pianura Pontina. Questi aspetti sono in larga parte indipendenti dall’AMOC, pur condividendone la causa di fondo: l’aumento del contenuto di calore dell’oceano.

 

Previsioni operative: cosa è robusto e cosa resta incerto

Gli elementi supportati con maggiore robustezza sono i seguenti. Primo, l’AMOC mostra un indebolimento su scala pluridecennale con elevata variabilità interannuale. Secondo, un collasso entro fine secolo è valutato come improbabile dalle principali sintesi, pur con studi più recenti che discutono scenari di soglia in presenza di emissioni elevate e forte apporto di acqua dolce alle alte latitudini. Terzo, per l’Italia è plausibile attendersi inverni mediamente più secchi e maggiore persistenza di periodi caldi e umidi in Estate per effetto combinato di configurazioni atmosferiche favorevoli alla stasi e di un Mediterraneo più caldo. Quarto, la piovosità tende a distribuirsi in modo più irregolare, con eventi intensi quando la circolazione permette l’innesco. Questi punti non implicano scenari estremi immediati, ma descrivono tendenze già osservabili nei dati e coerenti con le proiezioni.

Credit: IPCC – AR6 WGI, Chapter 9, RAPID 26.5°N – National Oceanography Centre, Science Advances – North Atlantic “cold blob” e ruolo dell’AMOC, NOAA GFDL – Mediterraneo e tendenze di siccità invernale, Copernicus Marine/SOCIB – Marine heatwaves nel Mediterraneo 2024–2025

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