Cosa è davvero il cambiamento climatico? Non è una fluttuazione del clima

(TEMPOITALIA.IT) Estate 2025. Le vie assolate di Madrid, le spiagge del Pacifico e le creste delle Alpi condividono un nuovo filo conduttore: la temperatura dell’aria ha superato ogni primato strumentale. Il World Meteorological Organization certifica che il 2024 è stato il primo anno intero con una media globale di 1,55 ± 0,13 °C sopra l’epoca pre-industriale.

Una nota va comunque aggiunta. El Niño potrebbe aver prodotto un lieve incremento della temperatura globale, una fluttuazione del clima, ma tuttavia, il valore di 1,5°C° che non si sarebbe dovuto raggiungere è realisticamente imminente.

 

Col termine cambiamento climatico – che diversi studiosi sostituiscono con mutamento climatico persistente – si indica un insieme di variazioni: non solo aria più calda, ma pure alterazioni di precipitazioni, aumento della frequenza dei cicloni, crescita dell’acidità oceanica. Si tratta di uno sbilanciamento energetico che perdura per decenni.

I termometri raccontano il salto: l’analisi del NOAA rileva per il 2024 un’anomalia di 1,46 °C rispetto al livello 1850-1900, record assoluto nei centosettantacinque anni di archivi globali.

 

L’architettura del fenomeno ruota attorno all’effetto serra. La radiazione solare scalda il suolo e viene ri-emessa come calore infrarosso; molecole come anidride carbonica, metano e protossido di azoto trattengono parte di quel calore. Dal 1750 la concentrazione di CO₂ è salita di quasi il 50 %, un valore certificato dai laboratori della NASA grazie all’impronta isotopica dei combustibili fossili.

 

Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) usa un linguaggio sempre più netto: «È inequivocabile che l’influenza umana abbia riscaldato atmosfera, oceani e continenti». Il rapporto AR6 stima un riscaldamento medio di 1,1 °C tra il periodo 1850-1900 e il decennio 2011-2020.

 

Le ipotesi sull’attività solare non trovano riscontro: i cicli di undici anni mostrano fluttuazioni ma nessuna tendenza crescente, mentre gli strati superiori della stratosfera si raffreddano, segnale che il calore resta imprigionato più in basso.

 

Gli effetti sono ormai quotidiani. L’Artico perde estensione di ghiaccio (anche se c’è stato un rallentamento), riducendo l’albedo e accelerando il riscaldamento; nel Mediterraneo l’evaporazione spinge la siccità e moltiplica gli incendi; nelle pianure dell’India le ondate di calore umido sfiorano le soglie di sopravvivenza umana. In Nord America e Isole Britanniche il 2024 ha registrato record di giornate con wet-bulb temperature oltre i limiti fisiologici.

 

I modelli climatici mostrano che tagli rapidi alle emissioni di CO₂ possono limitare il riscaldamento globale a circa 1,7 °C entro metà secolo, riducendo la portata di uragani, incendi e crisi idriche. Ogni decimo di grado evitato significa meno giornate di caldo letale in India, minore fusione glaciale in Groenlandia e meno inondazioni lungo il Nilo.

 

Credit: (TEMPOITALIA.IT)

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