Le peggiori inondazioni degli ultimi quarant’anni hanno messo in ginocchio il Pakistan orientale. Oltre 1400 villaggi sommersi, più di un milione di persone colpite e circa 250000 costrette a lasciare le proprie case. Le piogge monsoniche torrenziali, unite al rilascio di acqua dalle dighe indiane, hanno fatto straripare contemporaneamente i fiumi Ravi, Sutlej e Chenab, un evento che non si verificava da 38 anni.
Il bilancio umano è pesantissimo. Più di 800 morti in Pakistan da giugno, almeno 15 vittime solo nelle ultime 24 ore nel distretto di Gujranwala e 115 persone decedute nel vicino Kashmir indiano. Case, raccolti e infrastrutture sono stati spazzati via, il santuario di Guru Nanak a Kartarpur è finito sott’acqua e milioni di famiglie sono rimaste senza beni essenziali.
Le autorità hanno allestito 700 campi di soccorso e 265 medici mobili, ma in molte zone gli aiuti arrivano con grande ritardo. Il premier Shehbaz Sharif ha ricordato che il Pakistan è tra i paesi più colpiti al mondo dagli effetti del cambiamento climatico e ha avvertito che disastri simili diventeranno la nuova normalità, invitando a costruire nuove infrastrutture idriche per ridurre i rischi futuri.