Negli ultimi giorni l’intera fascia nord-orientale compresa tra l’India e il Pakistan sta affrontando una grave situazione di emergenza dovuta alle piogge monsoniche eccezionali e alle conseguenti inondazioni. In sole 24 ore a Sialkot nel Punjab, la regione più colpita, sono caduti 363,5 mm di pioggia, il valore più alto degli ultimi 50 anni, provocando la chiusura di scuole e l’allerta massima sui principali corsi d’acqua. Il fiume Chenab, in piena alta a Head Marala, insieme a Ravi, Sutlej e ai canali Deg, Aik e Palkhu, ha costretto le autorità a predisporre evacuazioni di massa dalle zone golenali, con decine di migliaia di persone trasferite in rifugi temporanei e oltre 150.000 sfollati nel solo Punjab.
Il bilancio umano è pesantissimo, si stimano oltre 120-165 vittime nelle ultime settimane, mentre a livello nazionale i morti dall’inizio del monsone sono ormai circa 800, con centinaia di dispersi soprattutto nelle aree montane. L’esercito e la protezione civile sono dispiegati in almeno otto distretti, mentre le agenzie umanitarie hanno avviato la distribuzione di tende, kit di emergenza e aiuti cash-based. Oltre alle perdite di vite umane, i danni riguardano infrastrutture stradali, reti elettriche e coltivazioni agricole in diverse zone allagate. Le autorità avvertono che le prossime 24-48 ore restano critiche, con ulteriori piogge previste e il rischio di nuove ondate di piena lungo Ravi e Sutlej, mantenendo così la regione in uno stato di forte allerta.