Foresta Amazzonica, chi è il responsabile degli incendi?

Foresta Amazzonica, chi è il responsabile degli incendi?

Agosto 24, 2019 Off Di miometeo

La foresta Amazzonica brucia sotto lo sguardo attonito di miliardi di persone inpotenti.

Non è la prima volta che la foresta pluviale va a fuoco, mai come adesso però. Non si tratta di un solo incendio, ma di numerosi fronti, diffusi su diversi stati del Brasile, Perù, Bolivia e Paraguay.

Come tutti sanno la foresta pluviale amazzonica è una delle fonti di ossigeno del nostro pianeta, non a caso la definizione di polmone del mondo.

L’ossigeno come si sa, viene trasformato dalla fotosintesi con l’assorbimento di CO2. La deforestazione e le attività umane hanno causato un pericoloso aumento di questo gas, vitale per la fotosintesi, ma se in grande quantità nocivo per l’uomo.

Il fatto che scompaiano ogni minuto ettari di alberi secolari contribuirà ad aumentare questo squilibrio, minacciando seriamente il delicato ecosistema del pianeta.

Si cerca un responsabile nel presidente del Brasile attuale, un capro espiatorio da dare in pasto alle news per un po di giorni, di una situazione che in realtà va avanti da almeno 50 anni!

Foresta Amazzonica, incendi nel mese di agosto dal 2013 al 2019
Incendi in Brasile dal 2013

Non vogliamo difendere il Presidente Bolsonaro, anzi. Ovviamente non c’è solo lui dietro il disastro, ma anche chi vuol mettere le mani sui giacimenti di petrolio sotto la foresta, o i fazendeiros che vogliono coltivare la terra.

Brasile Gestore o Custode della Foresta Amazzonica?

Non abbiamo dimenticato alcune frasi di Bolsonaro durante la campagna elettorale, dove non ha nascosto l’intenzione di sfruttare la Foresta Amazzonica. Tra le righe dava ad intendere che non avrebbe solo sfruttato le risorse del territorio, ma alludeva di voler trarre profitto, dalla posizione del Brasile in qualità di gestore dell’Amazzonia.

Durante la campagna elettorale ha più volta definito la foresta “il petrolio del Brasile”, ricchezza per la quale gli altri paesi devono pagare!

Allora questi discorsi ci sembravano assurdi, ma crediamo che gli incendi dolosi siano il primo tentativo per attirare aiuti dagli altri governi. Un po come il pizzo chiesto dai mafiosi.

Ho letto dei post sui social che accusavano i media di aggredire Bolsonaro perchè di destra, così come si fa con Trump. Anche in Bolivia, ci sono incendi ma mai delle proporzioni di quelli brasiliani. Insomma si cerca di creare una polemica politica sterile, su un argomento urgente come la salute del nostro pianeta.

Il Brasile dovrebbe essere orgoglioso di essere il custote dell’Amazzonia, non il gestore. Dovrebbe essere sancito di diritto la sacralità delle grandi aree forestali del mondo.

Staremo a vedere se il mondo pagerà il pizzo al Brasile. La cosa però potrebbe essere paradossalmente positiva.

Offrire cospicui aiuti internazionali darebbe il diritto agli stati contribuenti di esigere e di verificare il rispetto dei patti. Lo sfuttamento dei giacimenti petroliferi risulterebbe allora poco realizzabile.

Ma prima che i nostri brillanti (e avidi) capi di stato riescano a giungere ad una risoluzione, andranno in fumo nazioni intere di alberi, disperdendo nell’aria una quantità impressionante di fumo.

E’ ancora viva la ferita lasciata dagli inendi in Siberia, e ora assistiamo alla apocalittica distruzione dell’Amazzonia. Come nei peggiori scenari holliwoodiani sembra di incamminarsi verso l’autodistruzione.

Ripensiamo con profonda amarezza a tutti gli sforzi dei governi per contrastare l’innalzamento della CO2, alla battaglia contro la plastica, alla riforestazione. Alla luce di quanto sta accadendo è come svuotare il mare con un cucchiaino.

Spero tanto che questa ipotesi del pizzo per l’Amazzonia sia solo una nostra fantasia. Se così non fosse in futuro i governi tasseranno la popolazione per pagare una imposta sull’aria!

C’è un grande senso di impotenza davanti a questi scempi. La domanda che vorrei farvi è possiamo fare qualcosa noi gente comune?

Vorrei suggerire l’articolodi Greenstyle sull’argomento.

Ciao, io vado a prendere una boccata d’aria.