Il precoce inverno che irrompe dalla Siberia: i primi segnali

(TEMPOITALIA.IT) Non è una previsione, e nemmeno un esercizio di indovinare il tempo di domani. È un tentativo di leggere il Globo nel pieno del cambio di stagione, quando le tessere del mosaico atmosferico sembrano spalancarsi in direzioni opposte. In Nord America la cronaca parla di caldo anomalo, mentre da Pechino filtra l’idea di un’irruzione precoce di aria fredda. In Siberia compaiono nevicate molto abbondanti per Ottobre 2025, insieme a fasi di gelo che, pur non sorprendenti a quelle latitudini, colpiscono per la tempistica. E sullo sfondo, i grafici delle temperature globali suggeriscono un picco di calura planetaria.

C’è qualcosa che sfugge alla scienza? La domanda è legittima, soprattutto quando la realtà quotidiana ci consegna una sinfonia stonata: tanto caldo da un lato, molto freddo dall’altro, record in Antartide che fanno notizia e, contemporaneamente, un Oceano Artico che torna a ghiacciarsi con l’avanzare della stagione. Il rischio è che i Cambiamenti Climatici – realtà consolidata e misurabile – finiscano per offuscare la comprensione di quelle fluttuazioni naturali che, su scale di settimane o mesi, orientano il modo in cui viviamo l’autunno e l’inverno.

Non è solo scienza: è anche narrazione pubblica, politica, economia. In Stati Uniti d’America il dibattito si accende facilmente; in Cina e in molti altri Paesi si investe in ricerca e mitigazione con approcci diversi. Ma, al di là dei contrasti, il punto resta lo stesso: come si intrecciano il segnale di lungo periodo del Riscaldamento Globale e la variabilità stagionale che fa la differenza tra una settimana mite e una gelida?

 

Il filo sottile della variabilità

Per capire un autunno strano come quello del 2025 bisogna riconoscere che due storie si sovrappongono. La prima è quella del segnale climatico: più energia nell’atmosfera, oceani più caldi, ghiacci artici stagionali che, nel confronto storico, partono spesso da livelli ridotti. Tutto questo aumenta la probabilità di ondate di calore, estende le stagioni calde e modifica il modo in cui i sistemi meteorologici si riforniscono di umidità.

La seconda storia è la variabilità interna del sistema. È il regno del Vortice Polare, dell’AO e della NAO, delle oscillazioni tropicali come MJO e QBO, delle anomalie di temperatura della superficie del mare nel Pacifico e nell’Atlantico. Sono meccanismi che non cancellano il riscaldamento di fondo ma ridistribuiscono caldo e freddo nello spazio e nel tempo. Così può capitare che la stessa stagione ospiti un’ondata di freddo a Pechino e, in parallelo, un’anomalia di caldo sulla dorsale degli Stati Uniti d’America. Due facce della stessa dinamica, non una smentita dell’altra.

 

Siberia e Alta Pressione: l’innesco gelido che guarda a ovest

La Siberia non è il Polo Nord. Non è una superficie marina che rilascia lentamente calore; è un continente che, quando il cielo si apre e il vento è debole, perde calore in fretta. Il suolo si raffredda, l’aria si addensa, la pressione sale. È la costruzione della grande cupola dell’Alta Pressione Siberiana. Quando questa si irrobustisce, può spingere aria fredda lungo corridoi preferenziali, soprattutto se in Europa il disegno delle correnti lo permette.

Molto dipende da come evolve il manto nevoso siberiano. Nelle prime settimane di Ottobre la neve può estendersi rapidamente grazie alle prime incursioni artiche e all’aria secca continentale. Un’accelerazione della copertura nevosa aumenta l’albedo e favorisce ulteriore raffreddamento al suolo. È un meccanismo noto: raffredda il continente e, in talune annate, predispone lo scenario a discese fredde verso l’Europa centro-orientale, soprattutto se la NAO tende al negativo. Non è una regola ferrea e non fornisce garanzie sull’Italia, ma segnala un potenziale.

 

Artico che si congela

C’è un altro passaggio cruciale, spesso sottovalutato. Quando il ghiaccio marino nel Mar Glaciale Artico ricomincia a crescere in Autunno, l’apporto di umidità a bassa quota dalle zone di mare aperto diminuisce. All’inizio della stagione, con acque ancora relativamente libere dai ghiacci, le masse d’aria artiche possono caricarsi di vapore e scaricare nevicate copiose nelle prime irruzioni. Con l’avanzare della banchisa, le stesse irruzioni tendono a diventare più secche, spesso più fredde ma meno nevose, specie sulle steppe interne siberiane. È una transizione che modula non solo la Siberia, ma pure il modo in cui le saccature artiche che scendono verso l’Europa riescono o meno a generare precipitazioni importanti.

Questo chiarisce una apparente contraddizione: si possono registrare nevicate record in una fase precoce di stagione e, poche settimane dopo, assistere a un freddo più intenso ma con precipitazioni ridotte. Non è incoerenza dei modelli, è fisiologia del sistema.

 

Modelli stagionali: cosa dicono e cosa non possono dire

Le previsioni stagionali non sono oracoli. Offrono probabilità, non certezze. Dicono se, in media, è più verosimile avere condizioni più miti o più fredde della norma, più secche o più umide. Ma non stabiliscono il giorno in cui l’aria gelida potrebbe entrare in Europa né quanto scenderà il termometro a Roma o Milano. Sono mappe nate dalla statistica e dall’insieme di corse modellistiche, un “voto di classe” dell’atmosfera, non la firma di un singolo studente.

Eppure, da quelle mappe si possono estrarre indizi utili. Se più sistemi indipendenti convergono su un Vortice Polare debole e su un Atlantico con onde di Rossby più pronunciate, si alza la probabilità di scambi meridiani, ossia di corridoi freddi più invadenti verso l’Europa. Se invece prevale un Vortice Polare compatto e una NAO positiva, è più facile che il flusso teso da ovest diluisca gli spunti freddi. È importante accettare la natura probabilistica di questi segnali: possono sbagliare perché dipendono da condizioni iniziali imperfette e da interazioni complesse tra oceani, atmosfera e ghiacci.

 

Politica del clima e percezione pubblica

È innegabile che i Cambiamenti Climatici siano entrati nel dibattito politico. A seconda dei Paesi, la comunicazione istituzionale può variare, così come il linguaggio utilizzato nei documenti ufficiali o nelle agenzie statali. Altrove, come in Cina o in varie nazioni dell’Europa, si insiste di più sulla pianificazione per la mitigazione e l’adattamento. Ma la fisica resta la stessa: più calore accumulato nel sistema terrestre altera le statistiche del tempo. Questo non elimina la variabilità stagionale; piuttosto, ne sposta la cornice. È il motivo per cui possiamo vivere un Novembre rigido in un mondo che, nel complesso, continua a scaldarsi.

 

Cosa osservare nelle prossime settimane

Se vogliamo capire dove va l’Inverno, conviene spostare l’attenzione su alcune tessere del puzzle. Il ritmo con cui la neve avanza in Siberia può raccontare molto della costruzione dell’alta pressione continentale. La struttura del Vortice Polare in Stratosfera tra Novembre e Dicembre è un altro indicatore chiave: se si indebolisce o si deforma precocemente, aumentano le chance di blocchi anticiclonici alle alte latitudini e di irruzioni fredde verso sud. In parallelo, le temperature superficiali dell’Atlantico del Nord e del Pacifico modulano la posizione delle onde planetarie, guidando i treni di perturbazioni.

In questo quadro, non è contraddittorio che il Nord America sperimenti fasi molto miti mentre la Cina orientale si prepara a un colpo di coda invernale. È il gioco degli scambi meridiani: quando un cavo di saccatura affonda su un settore, una cresta anticiclonica emerge altrove. Non c’è bisogno di “misteri” per spiegare il quadro, ma di pazienza nell’osservare l’evoluzione e di umiltà nel maneggiare le probabilità.

 

Italia ed Europa: aspettative e realtà, previsioni

Per l’Italia, come sempre, il destino dipenderà dall’Europa centro-settentrionale. Se vedremo l’alta pressione siberiana tendere a espandersi verso ovest e se in Scandinavia e tra Russia europea e Mar Baltico si formeranno blocchi persistenti, allora aumenteranno le occasioni di correnti orientali e di incursioni più fredde fin sul Mediterraneo. Se, al contrario, il getto atlantico resterà teso e rettilineo, le perturbazioni ci raggiungeranno più facilmente ma con un contributo freddo limitato.

Attenzione, però, al calendario. Novembre ha spesso agito da “apripista” per stagioni più rigide, ma non è una legge. Può essere mite e seguire a un Dicembre freddo, oppure l’inverso. Il sistema è non lineare. Eppure, riconoscere le sequenze possibili – progressiva costruzione del freddo continentale, eventuale discesa di aria artica marittima, periodi di blocco – aiuta a leggere il film senza pretendere di indovinarne ogni scena.

 

Serve una bussola per non perdersi tra dati contrastanti

Se c’è qualcosa che la scienza “si lascia sfuggire”, non è la fisica, ma la pretesa di determinismo in un sistema caotico. Le leggi sono note, le teleconnessioni mappate, i modelli sempre più capaci. Ciò che resta incerto è la precisa sequenza degli eventi e la loro intensità locale. Il modo migliore per orientarsi, soprattutto in un autunno come questo, è separare il segnale dal rumore: riconoscere il Riscaldamento Globale come sfondo e, nel breve, guardare agli indici dinamici e alle osservazioni in tempo reale. È meno spettacolare di un titolo roboante, ma più vicino alla realtà.

 

Credit:

  (TEMPOITALIA.IT)

Il precoce inverno che irrompe dalla Siberia: i primi segnali