Premessa
L’estinzione di massa alla fine del Permiano, o LPME (251.94 Ma, Late Permian Mass Extintion), è stata la più forte ed estesa distruzione della vita di tutto l’Eone Fanerozoico (gli ultimi 540 Milioni di anni) ed ha causato la fine di circa il 90% degli invertebrati marini nel tempo geologicamente molto rapido di circa (61±48) mila anni (Shen et al., 2019). Si crede che la LPME sia stata legata alle eruzioni della cosiddetta Siberian Traps Large Igneous Province (LIP), cioè alle eruzioni quasi simultanee in un’ampia zona dell’attuale Siberia che hanno riversato su una superficie di 2 milioni di km2 qualcosa come 1-4 milioni di km3 di lava basaltica in strati successivi (a scala, da cui il termine “trap”, dallo svedese “trappa”, scala). Sebbene la relazione tra eruzioni e estinzione sia accettata senza grandi problemi, questo legame non è stato ancora dimostrato in maniera oggettiva.
I dati

Il lavoro di Shen et al., 2019 si propone di aggiungere un tassello al quadro che vuole dimostrare il link tra ST-LIP in Siberia ed estinzione e lo fa usando la constatazione che le eruzioni vulcaniche sono tra i maggiori contribuenti alla produzione di mercurio prima dell’era industriale, sia come emissione diretta che come infiltrazione magmatica in depositi di materiale organico. Quindi vengono esaminati sedimenti marini da cui derivare serie temporali di abbondanza di mercurio (Hg) che saranno poi normalizzate alle corrispondenti serie di TOC (Total Organic Carbon) per evitare che il dato sul mercurio possa essere contaminato dalle variazioni di TOC. Le misure vengono fatte su depositi, in varie parti del pianeta, che riportano il periodo di tempo a cavallo tra Permiano e Triassico (PTB, o confine Permiano-Triassico, circa 250 Ma) e derivano da paleo-acque di diversa profondità, da più di 2000 m (profonde o abissali) a 100-1000 m (intermedie), a meno di 100 m (superficiali), del super-continente Pangea e soprattutto dal suo oceano Pantalassa (con il sub-oceano Tetide). Le diverse profondità servono a verificare possibili differenze temporali nella maggiore diffusione del mercurio nei sedimenti. La figura 1 illustra schematicamente la situazione in cui si sono formati i depositi.
I dati utilizzati sono relativi a 10 paleo-depositi che corrispondono alle località attuali indicate nella tabella 1
| Sigla | Nome | Nazione | Profondità | Range |
|---|---|---|---|---|
| AK | Akkamori | Giappone | Profondo | 0.16 |
| UB | Ubara | Giappone | Profondo | 0.14 |
| GH | Gujo-Hachiman | Giappone | Profondo | 4.20 |
| OC | Opal Creek | Canada | Intermedio | 0.27 |
| UC | Ursula Creek | Canada | Intermedio | 1.03 |
| KJ | Kejiao | Cina | superficiale | 1.36 |
| XM | Xinmin | Cina | superficiale | 0.26 |
| XK | Xiakou | Cina | superficiale | 0.24 |
| MS | Meishan | Cina | superficiale | 0.29 |
| BL | Bálvány | Ungheria | superficiale | 0.15 |
I valori numerici delle misure di questi 10 siti sono disponibili in un foglio di calcolo associato al lavoro, ma gli autori hanno usato anche altri siti i cui dati non sono per me raggiungibili.
| Non ho molta dimestichezza con i fogli elettronici e quando ho aperto l’allegato con i dati ho visto che praticamente tutte le serie del mercurio erano sostituite dal tag “#”, per cui ho analizzato all’inizio solo le serie di TOC. Dopo ho capito che il tag rappresenta un errore di formato e che i dati Hg erano tranquillamente disponibili nei file ascii ottenuti scaricando le colonne del foglio elettronico. Nel sito di supporto sono quindi disponibili anche le analisi delle serie TOC che nel post non vengono prese in considerazione. |
Un altro aspetto con cui non avevo avuto a che fare prima è la calibrazione che, come in questo caso, traduce la profondità in età, con una precisione non troppo elevata, tale da non riuscire a distinguere elementi a profondità diverse: il risultato finale è che spesso a più di un valore viene assegnato lo stesso anno, con un brutto effetto estetico, come nell’esempio di figura 2, grafico in alto. E’ il motivo per cui riporto per ogni sito la stessa serie, con diverso asse orizzontale: tempo e profondità.

Nel caso di Akkamori, come negli altri casi con maggiore o minore evidenza, si osserva un aumento notevole del mercurio (ovvero delle eruzioni vulcaniche) subito prima del tempo dell’estinzione. Altro aspetto da notare è la differenza di oscillazioni (di variabilità) prima o dopo il massimo del mercurio.
Un compendio delle variazioni del mercurio attorno al periodo del Trappo Siberiano (terminologia italiana per il Siberian Traps) si può distintamente osservare nella figura successiva che riproduce parzialmente la figura 4 di Shen et al., 2019.

Tutti i sedimenti presentano un improvviso aumento del mercurio da attività vulcanica in corrispondenza dell’estinzione di massa del tardo Permiano: la divisione per TOC significa questo, ma anche più complesse relazioni tra l’inclusione di magma del Trappo Siberiano e i substrati del bacino di Tunguska, ricchi di materiale organico (una scala temporale dell’Eone Fanerozoico è disponibile qui). Si osserva, forse, una tendenza per i depositi a profondità intermedia a spostarsi verso il confine tra Permiano e Triassico.
Gli spettri
Come si vede dalla tabella 1, l’estensione temporale delle serie varia da 0.14 a 4.2 Myr. Ci si può aspettare quindi l’osservazione di numerosi massimi spettrali. In quasi tutti gli spettri sono presenti picchi corrispondenti ai cicli di Milankovic (precessione: 26 mila anni; 19-24 mila anni in Scafetta et al., 2020; obliquità 41 mila anni; Eccentricità 100 e 400 mila anni), variamente mescolati con altri massimi. Anche qui, come era successo ad esempio con i dati su circa 65 Myr osserviamo l’azione, variabile ma essenzialmente sempre presente, delle forze esterne al nostro pianeta. Esempi in cui la presenza dei cicli di Milankovic è più variegata sono le serie derivate dalle paleo-acque superficiali (tabella 2, fondo verde).

La tabella 2 raggruppa i principali massimi spettrali, dividendoli tra i cicli di Milankovic e “Altri Periodi”
| Sigla | Nome | 100 | 41 | 26 | Altri Periodi |
|---|---|---|---|---|---|
| AK | Akkamori | Si | Si | Si | 5.2 |
| UB | Ubara | No | Si | ~ | 32, 14.6 |
| GH | Gujo-Hachiman | Si | No | No | 244, 111, 96, 84, 66 |
| OC | Opal Creek | Si | Si | Si | 225, 50, 10, 5 |
| UC | Ursula Creek | Si | Si | Si | 60, 32,14.6 |
| KJ | Kejiao | No | Si | Si | 309, 206, 155 124, 76, 52 |
| XM | Xinmin | Si | ~ | Si | 87, 59, 48 10, 5 |
| XK | Xiakou | No | NO | Si | 140, 58, 10.8 9.3, 5.5 |
| MS | Meishan | ~ | Si | Si | 83, 34, 18 11.4, 9, 5.3 |
| BL | Bálvány | No | ~ | No | 150, 125, 83 75, 35, 10, 5 |
| Riassunto | 6 | 8 | 8 |
Se assimiliamo il “~” al “Si”, cioè se accettiamo che i massimi spettrali osservati possano avere periodi parzialmente diversi da quelli nominali, in situazioni in cui l’estensione temporale delle serie varia di circa 30 volte, vediamo che i picchi dovuti a obliquità e precessione compaiono in 8 serie su dieci; il picco dell’eccentricità (100 Kyr) compare 6 volte ma è necessario ricordare che questo massimo è il più controverso e che, a volte, viene sostituito dalla coppia 70-90 e 110-130 Kyr (vedere ad esempio questo post su CM relativo ad epoche molto più vicine a noi); qui la coppia 80-120 Kyr compare due volte, per KJ e BL, nelle quali 100 Kyr non è presente. . Anche nella colonna “Altri Periodi” si possono osservare alcune ripetizioni di periodo, tipo 140-150 Kyr (2 volte); 75-90 (5); 32-35 (4), 5-5.5 (6).
Conclusioni
Gli autori del lavoro hanno mostrato, se non una relazione funzionale, almeno una correlazione importante tra esteso vulcanismo ed estinzione del tardo Permiano.
Credo di aver aggiunto un piccolo tassello al quadro generale, tassello non preso in considerazione da Shen et al., 2019: siamo abituati ad osservare i cicli di Milankovic nelle serie di dati di prossimità per le temperature (δ18O) e diciamo che le forze gravitazionali che regolano le orbite dei corpi celesti hanno un’influenza sulle variazioni di temperatura e, in definitiva, sull’evoluzione climatica della Terra. In aggiunta a questo fatto, qui abbiamo osservato l’influenza delle stesse forze anche sull’evoluzione geologica, e di conseguenza ambientale, del pianeta in un breve e remoto periodo della sua storia, quasi 200 milioni di anni prima della scomparsa dei dinosauri.
Bibliografia
- Nicola Scafetta, Franco Milani, Antonio Bianchini: A 60-year cycle in the Meteorite fall frequency suggests a possible interplanetary dust forcing of the Earth’s climate driven by planetary oscillations, Geophis. Res. Lett., 2020. https://doi.org/10.1029/2020GL089954
- Jun Shen, Jiubin Chen, Thomas J. Algeo, Shengliu Yuan, Qinglai Feng, Jianxin Yu, Lian Zhou1, Brennan O’Connell & Noah J. Planavsky: Evidence for a prolonged Permian–Triassic extinction interval from global marine mercury records, Nature Communications, 10, N.1563, 2019. https://doi.org/10.1038/s41467-019-09620-0
Tutti i dati e i grafici nel sito di supporto