Le ondate di calore più estreme hanno un colpevole

 

(TEMPOITALIA.IT) Un nuovo studio pubblicato su Nature punta il dito contro i giganti del petrolio e del carbone. Secondo la ricerca, circa un quarto delle ondate di calore registrate tra il 2000 e il 2023 sarebbe stato “praticamente impossibile” senza il riscaldamento globale, direttamente legato alle emissioni di gas serra delle maggiori aziende energetiche mondiali.

 

Gli scienziati non si sono limitati a confermare l’influenza del cambiamento climatico sugli eventi estremi, ma hanno compiuto un passo ulteriore: hanno tracciato una catena di responsabilità che collega i singoli produttori di combustibili fossili alle ondate di calore.

 

Il climatologo Yann Quilcaille, dell’Istituto Federale di Tecnologia di Zurigo, spiega che ogni grande compagnia petrolifera, del gas o del carbone ha contribuito ad aumentare frequenza e intensità delle temperature estreme. Non si tratta di una valutazione giuridica, sottolinea lo scienziato, ma di una constatazione scientifica: senza le emissioni di questi attori globali, almeno 53 ondate di calore non si sarebbero verificate con la stessa probabilità, in alcuni casi moltiplicata di oltre 10.000 volte.

 

Tra gli episodi analizzati spicca la devastante ondata che colpì il Pacifico nord-occidentale degli Stati Uniti nel 2021, con temperature oltre i 46 °C a Portland e record infranti in tutto l’Oregon e lo Stato di Washington. Proprio per quell’evento, una contea dell’Oregon ha già avviato una causa civile da 52 miliardi di dollari contro le compagnie fossili.

 

La ricerca ha preso in considerazione le emissioni storiche di 180 “carbon majors”, dalle multinazionali private come ExxonMobil, BP, Shell e Chevron, fino ai colossi statali come Saudi Aramco e Gazprom, senza dimenticare la produzione di carbone e cemento in paesi come India e Cina. Insieme, questi soggetti sono responsabili di circa il 57% delle emissioni globali cumulative.

 

Gli studiosi hanno utilizzato modelli climatici per confrontare un pianeta con e senza l’influenza dei gas serra, ricostruendo così l’impatto diretto delle emissioni sulle ondate di calore. Il risultato è una sorta di catena causale scientificamente dimostrata, che rafforza l’idea di una responsabilità precisa.

 

Secondo il climatologo Karsten Haustein, dell’Università di Lipsia, è ormai possibile stabilire un nesso chiaro tra le azioni dei produttori di combustibili fossili e i danni climatici. Per alcuni studiosi, questa evidenza apre la strada a nuove azioni legali, proprio come avvenne decenni fa con l’industria del tabacco.

 

Il tema resta complesso anche sul piano legale. La giurista Jessica Wentz, del Sabin Center for Climate Change Law della Columbia University, sottolinea che le compagnie hanno beneficiato di sussidi statali e operano nel quadro di leggi internazionali che hanno storicamente permesso e sostenuto l’uso dei combustibili fossili. Tuttavia, la questione cruciale riguarda il fatto che molte di queste imprese conoscevano i rischi del riscaldamento globale da decenni e, invece di intervenire, avrebbero lavorato per minimizzare e screditare la scienza climatica, rallentando così le politiche di riduzione delle emissioni.

 

Diverse grandi aziende energetiche, tra cui BP, Shell, Chevron, Coal India e la National Iranian Oil Company, non hanno risposto alle richieste di commento.

 

Credit: Nature, Science. (TEMPOITALIA.IT)

Le ondate di calore più estreme hanno un colpevole