L’Isola di Calore Urbano: affrontarla è anche una questione di educazione e di norme

Agosto 31, 2023 Off Di miometeo

La cartina che allego è tratta dal sistema LIRIS di ARPA Lombardia ed illustra le temperature delle ore 8 sabato 26 agosto 2023. Come noto eravamo al culmine di un’ondata di caldo poi terminata di lì a breve. Dalla cartina si nota che le aree rurali di pianura della Lombardia hanno temperatura di 24-26°C mentre le aree urbane (Milano in primis) hanno temperature di 28-29°C (e un gap ancora più forte lo si è avuto all’alba). Il fenomeno, noto come isola di calore urbano (urban heat Island – UHI) è in sostanza una sindrome dovuta al fatto che di notte la città non si raffredda come invece accade alla campagna, il che è dovuto soprattutto al fatto che i canyon fra edifici (a Milano sempre più alti) sono sempre più profondi; questo impedisce un efficace raffreddamento per effetto Plank (irraggiamento di fotoni verso lo spazio). A ciò si aggiunga che i circuiti di brezza, che costituiscono un importante fattore di raffreddamento per effetto avvettivo, sono quasi del tutto assenti nella canopy degli edifici di una grande città. Tutto ciò attesta l’importanza di normative urbanistiche volte a limitare l’effetto UHI, per avere le quali ci vorranno secoli, stante il tradizionale “mal del mattone” che affligge il paese.

Come testimonianza diretta dell’effetto UHI posso citare la mia casa, che si trova nella zona di plateau dell’UHI di Milano (zona Piazza Napoli). Trattasi di una casa del 1969, epoca in cui non si utilizzavano tecniche di coibentazione efficaci. Per di più la copertura esterna è in clinker marrone scuro (così non si sporca…). In questo paradiso, frigorifero a parte, il luogo più fresco fa segnare in questo momento 32°C e lo studio da cui sto scrivendo questa nota che é collocato in un sottotetto si mantiene costantemente oltre i 33°C (ora riesco a lavorare con il ventilatore acceso ma più tardi, quando il sole sarà alto nel cielo e le mattonelle della terrazza sovrastante diverranno roventi, potrò farlo solo accendendo il condizionatore).

Questo per richiamarci ad una vera e propria emergenza globale che è data oggi dalle temperature delle aree urbane in cui vivono oltre il 50% degli abitanti del pianeta. Se di notte le temperature nelle case non scendono sotto i 30°C si dorme poco e male, il che si traduce in problemi di salute. In tal senso, politiche urbanistiche a parte, occorrerebbe a mio avviso educare (in primis gli anziani che sono la categoria più fragile sul piano sanitario) all’uso razionale dei ventilatori e dei condizionatori, e qui sarebbe davvero utilissima una campagna di “pubblicità progresso”, magari supportata da consulenze domiciliari.

Al riguardo occorre ricordare che, come esseri umani, non percepiamo tanto la temperatura ma un mix di temperatura, vento, umidità relativa, radiazione solare, radiazione emessa dai nostri corpi e dagli oggetti che ci circondano. Tale mix è alla base del nostro bilancio energetico e dunque della nostra capacità di termoregolarci traspirando adeguate quantità di acqua (che dobbiamo ovviamente aver prima bevuto, altro elemento chiave!). Si giustifica così l’importanza degli alberi in città come fonte di ombreggiamento, dei ventilatori che favoriscono la traspirazione incrementando la ventilazione e dei condizionatori che posso agire tanto raffreddando la massa d’aria quanto riducendone l’umidità relativa e incrementando la ventilazione, ecc.

Tutto questo dev’essere gestito in modo razionale in quanto l’eccessivo raffreddamento dei locali, oltre ad accentuare i consumi energetici e ad incrementare l’isola di calore urbano, può provocare malattie da raffreddamento che possono rivelarsi anche gravi.

Vorrei trovare una chiosa adeguata ma fa troppo caldo per una buona idea, meglio fermarci qui.

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