L’OPI torna su CM, diamo uno sguardo all’inverno

L’attesa è valsa certamente la pena. L’indice OPI (October Pattern Index) o, meglio, il modello OPI, torna anche sulle nostre pagine.

L’amicizia e la collaborazione con gli sviluppatori di questa iniziativa di ricerca risalgono a più di dieci anni fa, ossia di fatto a quando furono resi pubblici i primi risultati di un filone di ricerca molto interessante, quello volto ad individuare attraverso gli schemi della circolazione atmosferica autunnale – più precisamente di ottobre – le caratteristiche della stagione invernale a seguire (qui e qui per i nostri vecchi post).

Sono seguiti poi diversi anni in cui la vicenda, almeno per quel che riguarda CM, è andata un po’ sotto traccia, per tante ragioni che non stiamo qui a spiegare.

Ora però, è stato fatto un upgrade molto significativo alle modalità di calcolo dell’indice, divenuto praticamente un modello numerico, i cui output riguardano non solo l’andamento dell’Oscillazione Artica – indice fortemente correlato alla circolazione emisferica invernale – ma anche l’attività d’onda planetaria, collocando quest’ultima anche temporalmente nell’arco del trimestre invernale. In particolare, questa nuova versione del modello ha dei numeri molto interessanti in termini di attendibilità, scaturiti da una lunga serie di hindcast realizzati utilizzando i dati delle rianalisi ERA5 dell’ECMWF (qui per tutte le informazioni). Per inciso, sono valori di precisione ai quali i modelli di previsione stagionale non si avvicinano neanche.

Ora siamo nella seconda decade di novembre e sono stati resi noti i risultati del calcolo di quest’anno, con i dati di analisi riferiti come sempre al periodo 1-31 ottobre. Vediamoli, ma prepariamo lo spirito critico e la forma mentale, perché, per gli appassionati del freddo e della neve, non sono affatto buone notizie. Le riprendiamo così come son state pubblicate sulla pagina web originale del CSCT Meteo – Center For Study on Climate and Teleconnections.

Andamento medio delle velocità zonali del VPI

Il modello indica un valore medio di velocità zonali (AO predictor) compreso nell’intervallo +1.5 / +2.5 , (per l’esattezza +2.07).
Trattasi di un valore molto elevato, che indica, per l’Europa Centro Occidentale,  una stagione invernale straordinariamente anticiclonica e dalle scarse precipitazioni.

Andamento temporale e qualitativo della Wave Activity
Il modello indica il seguente andamento:

  • Wave activity forte nella prima metà invernale (da inizio dicembre a 10 gennaio circa).  Tale attività, con decisivo contributo della Wave 2 atlantica, si manifesta in due picchi principali con brevissima pausa temporale tra i due.
  • Wave activity debole nella seconda metà invernale.

OCTOBER PATTERN INDEX (OPI) – FORECAST INVERNO 2025-26 – CONCLUSIONI

Per l’Europa Centro-Occidentale, il modello evidenzia un inverno caratterizzato mediamente da un contesto Anticiclonico, con scarse/scarsissime precipitazioni.
Tale trend si acuisce nella seconda metà invernale, quando si registrerà anche un calo significativo della Wave Activity.

Nella prima parte dell’inverno, si denota la massima attività d’onda, con buon contributo della Wave 2 Atlantica (sicuramente il contributo più importante registrato negli ultimi 5 anni). Il modello, quindi, indica dei picchi Artici dai risvolti potenzialmente rigidi.

Tali picchi dovrebbero manifestarsi in un contesto di velocità zonali comunque medio/elevate.

Al riguardo, soprattutto il secondo picco, potrebbe innescarsi in un regime di velocità zonali già troppo elevate, con possibile direttrice orientale rispetto al range di longitudine in analisi.
Allo stato attuale, in assenza del dato sulla variabilità dell’AO (vedi programma di sviluppo 2026), non possiamo sbilanciarci fornendo maggiori dettagli su questo picco.
Il responso modellistico suggerisce inoltre particolare attenzione alla seconda parte dell’inverno, laddove, in un contesto di velocità zonali molto elevate ed una scarsa attività d’onda, si potrebbe assistere ad un lungo periodo di prevalenza anticiclonica e scarsissime precipitazioni anche sui settori Alpini.

Ho preferito riportare in toto quanto scritto dagli autori per limitare al minimo le possibilità di incomprensione, dal momento che questi risultati sono già stati ripresi e travisati (si può dire anche brutalizzati) da diverse testate di settore, tanto da costringere gli autori stessi a prendere le distanze da certe a dir poco fantasiose interpretazioni.

La realtà è ben diversa. Questo lavoro merita menzione perché è frutto di oltre una decade di ricerca e merita rispetto – in primis riportandone gli aspetti correttamente – perché è quanto di più lontano si possa immaginare dall’approccio sensazionalistico, del tutto inservibile e fortemente dannoso delle note previsioni del tempo per l’inverno che svelano ciò che oggettivamente, non si può svelare.Facebooktwitterlinkedinmail