
(TEMPOITALIA.IT) L’autunno 2025 si apre con segnali climatici molto interessanti che riguardano l’intero continente europeo e che, inevitabilmente, avranno riflessi anche sul nostro Paese. Le analisi stagionali elaborate da Judah Cohen, climatologo e direttore delle ricerche presso l’Atmospheric and Environmental Research, mettono in evidenza dinamiche atmosferiche che non solo confermano il trend di riscaldamento globale, ma mostrano anche come l’alternanza tra aree di alta pressione e correnti instabili continuerà a condizionare pesantemente l’andamento del tempo in Europa.
I dati indicano che l’Europa, insieme all’Artico, rimane una delle zone del pianeta che si sta riscaldando più rapidamente e questo non può che avere conseguenze dirette e tangibili sulle stagioni future. L’estate appena conclusa ne è stata un chiaro esempio: gran parte del continente ha sperimentato temperature ben al di sopra delle medie storiche, con anomalie particolarmente marcate non solo nei Paesi orientali, come accaduto in altre estati recenti, ma anche e soprattutto nell’Europa occidentale.
La Francia, la Penisola Iberica, la Germania e l’Italia hanno registrato condizioni climatiche più calde della norma, con episodi di caldo estremo che hanno avuto ripercussioni sulla disponibilità idrica e sul comparto agricolo. Anche la Scandinavia ha vissuto settimane eccezionali, in particolare nel mese di luglio, quando un’ondata di calore persistente ha fatto schizzare i valori ben oltre le medie stagionali.
Un ruolo chiave in questo scenario è stato svolto dalle oscillazioni atmosferiche di grande scala, in particolare dall’Oscillazione Artica (AO) e dall’Oscillazione Nord Atlantica (NAO), che condizionano in maniera determinante il tempo europeo.
In questo inizio di settembre, l’indice AO si presenta positivo, ma le proiezioni indicano un progressivo spostamento verso valori neutri o leggermente negativi nelle prossime settimane. Questo passaggio non è un dettaglio secondario, perché suggerisce che il regime atmosferico tenderà a modificarsi, con una maggiore influenza di depressioni e correnti fresche atlantiche. Sul comparto groenlandese si consolidano aree di alta pressione che contrastano con le profonde sacche di bassa pressione a sud dell’Islanda e sul Nord Atlantico, favorendo così un flusso teso e umido che raggiunge l’Europa occidentale.
Per l’Italia, ciò significa che nelle prossime settimane si avrà una situazione a due velocità. Al Nord, soprattutto in prossimità delle Alpi e della Pianura Padana, il transito di perturbazioni atlantiche porterà fasi di instabilità, con piogge localmente intense e temporali che potrebbero assumere carattere violento. In questo contesto, le temperature tenderanno a restare prossime o lievemente inferiori alle medie stagionali, offrendo una sensazione più autunnale rispetto al resto del Paese. Al Centro e al Sud, invece, continuerà a prevalere l’alta pressione, con giornate miti e soleggiate alternate a rapide fasi di instabilità. Le regioni tirreniche e le isole maggiori, come Sardegna e Sicilia, resteranno esposte a valori termici ancora superiori alle medie, mantenendo viva una sorta di prolungamento estivo.
L’elemento di maggiore interesse, tuttavia, riguarda il comportamento del Vortice Polare. Questo vasto sistema di venti e pressioni che domina l’Artico è il principale motore delle dinamiche atmosferiche invernali dell’Emisfero Nord. Al momento, il Vortice Polare mostra segnali di debolezza e secondo alcuni modelli potrebbe rimanere disturbato anche nelle prossime settimane. Una configurazione di Vortice Polare debole favorisce, soprattutto tra fine autunno e inizio inverno, discese fredde verso le medie latitudini, con un potenziale impatto significativo sul clima europeo.
Tuttavia, gli esperti invitano alla cautela: non sempre un avvio debole del Vortice Polare garantisce un inverno rigido. Basti ricordare quanto accaduto solo un anno fa, nel 2024, quando nonostante un Vortice Polare eccezionalmente debole tra settembre e ottobre, la stagione invernale si rivelò sorprendentemente mite, con quattro mesi consecutivi di regime stabile e temperature superiori alla norma in gran parte d’Europa.
Un altro elemento strettamente connesso alla futura evoluzione del Vortice Polare è la copertura nevosa siberiana. Secondo gli studi di Cohen, un manto nevoso abbondante in Siberia durante l’autunno tende a favorire un Vortice Polare più debole e quindi un inverno più dinamico e freddo in Europa.
Al contrario, scarse nevicate si associano spesso a un Vortice Polare compatto e forte, capace di confinare l’aria gelida alle alte latitudini. Per questo motivo, l’andamento delle nevicate siberiane sarà monitorato con estrema attenzione nei prossimi mesi, in quanto indicatore fondamentale per le prospettive invernali dell’Italia e dell’Europa.
Sul fronte marino, si avvicina anche il minimo stagionale della copertura di ghiaccio artico. Le osservazioni mostrano un’estensione molto ridotta, ben al di sotto della norma, ma lontana dal record assoluto registrato nel 2012. Le proiezioni stimano un’estensione compresa tra 4,4 e 4,8 milioni di chilometri quadrati, valori che si collocano in linea con quelli delle ultime due estati. Anche questo fattore si inserisce nel complesso mosaico climatico che regola il comportamento del Vortice Polare, poiché la riduzione del ghiaccio marino artico modifica il bilancio energetico e termico dell’atmosfera.
Entrando nel dettaglio delle prossime settimane, i modelli mostrano la persistenza di un’Europa spaccata in due. A Nord, tra Regno Unito, Scandinavia e Germania settentrionale, prevarranno correnti umide e fresche atlantiche che porteranno piogge frequenti e temperature prossime o inferiori alle medie stagionali. Al contrario, il Sud del continente, e quindi anche gran parte dell’Italia, sarà ancora protetto dall’alta pressione subtropicale, con giornate miti e ampiamente soleggiate. Ciò non esclude episodi di instabilità, soprattutto al Nord e nelle aree appenniniche, dove gli scontri tra masse d’aria diverse potrebbero generare fenomeni temporaleschi anche intensi.
Per la seconda metà di settembre e l’avvio di ottobre, il quadro complessivo non sembra discostarsi da questa configurazione. L’alta pressione continuerà a dominare il bacino del Mediterraneo, ma con pause perturbate che interesseranno soprattutto il Nord Italia. Le regioni meridionali e le isole maggiori sperimenteranno ancora valori termici sopra la norma, con massime che in alcune giornate potrebbero raggiungere i 28-30 °C, un’anomalia significativa per il periodo autunnale.
Guardando più avanti, i modelli stagionali come il CFS segnalano che ottobre potrebbe confermare un quadro di Europa divisa, con temperature sopra la norma in tutta l’area mediterranea, Italia compresa, e un clima più fresco sull’Europa settentrionale e sulla Siberia. Questo lascia intendere che l’autunno proseguirà con fasi alterne, ma con una predominanza di episodi miti sul nostro Paese.
Un altro fattore di grande importanza è rappresentato dall’evoluzione delle anomalie oceaniche nel Pacifico equatoriale. Le osservazioni mostrano valori lievemente inferiori alla norma, un segnale che lascia aperta la possibilità di un ritorno di La Niña nei prossimi mesi. Anche se l’incertezza resta elevata, un simile scenario avrebbe ripercussioni globali, influenzando anche l’assetto atmosferico europeo durante la stagione invernale.
In definitiva, l’autunno 2025 si annuncia come una stagione di contrasti. Da un lato, la conferma di un’Europa che continua a scaldarsi più velocemente della media globale, con il Mediterraneo esposto a nuove anomalie termiche positive. Dall’altro, la prospettiva di un Vortice Polare potenzialmente disturbato che, se confermato, potrebbe aprire la strada a discese fredde anche verso l’Europa e l’Italia nel corso dell’inverno. Nei prossimi due mesi sarà cruciale osservare l’evoluzione della copertura nevosa siberiana e il comportamento del ghiaccio marino artico, due indicatori chiave che contribuiranno a definire lo scenario meteorologico per il prossimo inverno.
Credit:
- Atmospheric and Environmental Research (AER) – Climate Analysis
- National Snow and Ice Data Center (NSIDC) – Arctic Sea Ice Monitoring
- Climate.gov – NOAA Climate Prediction Center
- European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF)
- Arctic Research Consortium of the United States (ARCUS)
- Climate Central – Climate Science and Research
- World Meteorological Organization (WMO)
- Polar Portal – Arctic Climate Research
- Nature Climate Change – Scientific Journal
- American Meteorological Society (AMS)
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