
(TEMPOITALIA.IT) Il vortice polare, dopo una fase iniziale debole, mostra segni di forte intensificazione in stratosfera, influenzando il clima alle quote inferiori. Storicamente, il suo rallentamento ha favorito ondate di gelo in Europa. Quest’anno un altro fattore rilevante è l’Atlantico settentrionale, con acque insolitamente fredde che contrastano col caldo del Pacifico e con la formazione della Niña. Questa combinazione potrebbe determinare un inverno più rigido in Italia, con possibili nevicate anche a basse quote.
Il vortice polare è un sistema di bassa pressione che si genera in alta atmosfera, precisamente in stratosfera, e successivamente influenza gli strati atmosferici inferiori. Per essere precisi, è attivo a ben 30-50 km di altezza dal suolo, dove innesca potenti venti che intrappolano la via gelida; successivamente il tutto tende a rallentare periodicamente, favorendo l’espansione di masse d’aria fredda verso sud. Così è accaduto in alcune annate, come circa 15 anni fa, quando si registrarono nevicate di particolare intensità, ad esempio sulle Isole Britanniche, in un periodo in cui si rincorrevano inverni rigidi.

Per diversi anni il servizio meteorologico inglese avvisava la popolazione, soprattutto quella rurale, di fare scorte per eventuali ondate di gelo e nevicate che avrebbero bloccato la circolazione e causato anche possibili blackout elettrici. La preoccupazione era tanta.
Quest’anno ci troviamo di fronte a una situazione atmosferica che potrebbe evolvere verso il freddo per un altro elemento: in oceano Atlantico, a ridosso dell’Europa, si è formata una vastissima area con temperature superficiali più fredde della media. Mentre nel corso dell’estate il mare era molto caldo a ridosso delle Isole Britanniche e della Francia, favorendo l’attivazione di insolite basse pressioni che hanno causato soprattutto in Italia instabilità atmosferica e i temporali noti a tutti tra luglio e agosto, l’aria fredda potrebbe invece influenzare il nostro autunno e anche l’inverno, se tale anomalia dovesse persistere. Nulla fa ipotizzare un grosso cambiamento di quella amplissima massa marina.
Ebbene, si tratta peraltro di una regione attraversata in parte dalla Corrente del Golfo, che tende a mitigare il clima del centro-nord europeo, rendendolo decisamente il più mite alle medesime latitudini del nostro emisfero. Questo cambiamento non è affatto trascurabile ed è attualmente oggetto di analisi, per individuare l’influenza che potrà avere durante la prossima stagione fredda, la quale potrebbe offrire occasioni di ondate di gelo o freddo insolite rispetto a quelle osservate negli ultimi 15 anni. Un freddo che, in caso si verifichi, giungerebbe dalle regioni artiche o attraverso l’Atlantico settentrionale, quindi non dalla Russia, cioè non il famoso vento della Siberia.
Un inverno con caratteristiche termiche vicine alla media climatica, o anche inferiori, favorirebbe ad esempio nevicate in Pianura Padana, sull’arco alpino, sull’Appennino e, in alcune circostanze, anche a bassa quota in diverse zone d’Italia. Basti pensare che un’irruzione di aria fredda proveniente dalla regione artica, lo scorso novembre 2024, provocò tempeste di neve in mezza Europa, eppure non fu il vento della Siberia a causarle, ed avvenne per di più a novembre, non nei mesi più freddi dell’anno.
E tutto questo è accaduto mentre il nostro pianeta registrava un riscaldamento delle temperature. Ma ciò trova alcune risposte: una di queste viene definita amplificazione artica.
Ma ora, il discorso si complica parecchio: vi parlavo del vortice polare, che si è formato e inizia a mostrare segni di vitalità, e poi dell’altro elemento, ossia l’Atlantico settentrionale, decisamente più freddo della media; tutto il contrario di ciò che accade invece nel Pacifico, dove le temperature superficiali sono altissime nella parte settentrionale di questo immenso oceano. Verso la regione equatoriale, al contrario, stiamo osservando un raffreddamento delle acque, in quanto si sta formando la Niña.
Per i lettori, domande e risposte
D: Che cos’è il vortice polare?
R: È un sistema di bassa pressione che si forma in stratosfera, a circa 30-50 km di altezza dal suolo, e che influenza poi gli strati atmosferici inferiori, determinando le dinamiche del freddo e delle masse d’aria.
D: In che modo il vortice polare può influenzare l’Europa?
R: Quando il vortice rallenta, masse d’aria molto fredde possono espandersi verso sud, causando ondate di gelo e nevicate anche a latitudini insolite, come accaduto sulle Isole Britanniche e in Italia in diverse annate passate.
D: Perché l’oceano Atlantico è così importante per il nostro clima?
R: Perché ospita la Corrente del Golfo, che mitiga il clima del centro-nord europeo. Un raffreddamento anomalo delle sue acque, come quello in atto, può invece favorire condizioni più fredde durante l’autunno e l’inverno.
D: Qual è la differenza tra freddo artico e freddo siberiano?
R: Il freddo artico arriva direttamente dalle regioni polari o attraverso l’Atlantico settentrionale, mentre il freddo siberiano proviene dalla Russia e porta con sé il famoso vento gelido della Siberia.
D: L’inverno prossimo potrebbe essere più rigido rispetto agli ultimi anni?
R: Sì, perché la combinazione di un vortice polare più attivo e un Atlantico settentrionale insolitamente freddo potrebbe favorire nevicate diffuse in Pianura Padana, sull’Appennino e persino a basse quote in alcune zone d’Italia.
D: Cos’è l’amplificazione artica?
R: È un fenomeno per cui il riscaldamento globale produce effetti più intensi nelle regioni artiche, alterando il comportamento del vortice polare e favorendo sbalzi climatici nelle medie latitudini.
D: Che ruolo ha il Pacifico in tutto questo?
R: Nel Pacifico settentrionale le temperature superficiali del mare sono altissime, mentre in area equatoriale è in corso un raffreddamento dovuto alla formazione della Niña, che può a sua volta influenzare gli equilibri atmosferici globali.
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