Meteo, i tempi di ritorno del gelo storico avvenuto nel Febbraio 1956

Gennaio 26, 2024 Off Di miometeo

 

La questione posta è di rilevante interesse climatologico: quale è la frequenza di eventi di gelo simili a quello storico avvenuto nel Febbraio del 1956 in Italia? È indispensabile partire dall’osservazione che il clima, da quell’evento, ha subìto notevoli trasformazioni. Significativo è il dato che in Italia, la temperatura media è aumentata di circa 1°C. Tale incremento può apparire minimo a prima vista, ma le sue implicazioni sono tutt’altro che trascurabili, considerando che tale aumento si colloca in un contesto di riscaldamento globale.

 

La conseguenza diretta di questo riscaldamento è stata un’attenuazione generale delle ondate di gelo provenienti dalla Siberia verso l’ovest, sia in termini di intensità sia di durata. Questa variazione è diventata evidente, soprattutto nell’ultimo decennio, dove si è assistito a una marcata diminuzione delle nevicate in pianura e a un’irregolarità notevole nella caduta della neve in montagna. Tali cambiamenti sono sintomi tangibili delle trasformazioni climatiche in atto.

 

Tuttavia, è fondamentale considerare il clima nella sua interezza e su un arco temporale esteso, preferibilmente di almeno 30 anni, per avere una visione complessiva e accurata delle tendenze climatiche. Con tale prospettiva, si può osservare che, nonostante le tendenze attuali, il fenomeno delle ondate di gelo non è completamente escluso dallo scenario futuro. Anzi, è possibile che tali eventi si manifestino ancora, potenzialmente con caratteristiche di improvvisa intensità.

 

Un esempio recente è rappresentato dall’ondata di gelo verificatasi alla fine di Febbraio del 2018, che ha dimostrato come, nonostante le tendenze di riscaldamento, gli inverni possano ancora riservare sorprese significative. Questo suggerisce che, pur in un contesto di cambiamento climatico, non si può escludere a priori la ricorrenza di intense ondate di freddo. In conclusione, l’analisi storica e la proiezione futura degli eventi climatici, soprattutto in relazione a fenomeni estremi come le ondate di gelo, richiedono un approccio olistico e attento alle molteplici variabili in gioco, riconoscendo che il clima, nella sua complessità, può ancora riservare eventi imprevisti e significativi.

 

Il gelo storico che ha investito l’Italia nel febbraio del 1956 rappresenta un capitolo significativo nella meteorologia italiana, offrendo uno spaccato impressionante delle dinamiche climatiche e dei loro impatti sul territorio e sulla vita quotidiana. Questo evento, considerato uno dei più rilevanti del secolo scorso, non solo ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva, ma continua ad essere un punto di riferimento per studi e confronti climatologici, soprattutto in un’era segnata da profondi cambiamenti climatici.

 

Nell’analizzare il fenomeno, è fondamentale comprendere le condizioni atmosferiche che hanno concorso alla creazione di questo intenso periodo di gelo. Un elemento chiave fu l’anticiclone scandinavo, una vasta area di alta pressione che si estendeva sull’Europa settentrionale. Questo anticiclone, caratterizzato da una pressione straordinariamente alta (1045 hPa), si collegava con un’altra cellula di alta pressione posizionata a sud-est della Penisola di Kara. Questa configurazione ha avuto un impatto significativo sul clima europeo, influenzando direttamente le condizioni meteorologiche dell’Italia.

 

Contemporaneamente, sul Mediterraneo centrale, una depressione sulla Grecia interagiva con un minimo di pressione centrato sulla Sardegna (996 hPa), generando un divario barico notevole tra quest’area e l’Europa Centrale. Questo scenario ha favorito l’arrivo di venti gelidi e burrascosi da nord-est sull’Italia, aggravando ulteriormente le condizioni di freddo.

Un altro fattore decisivo fu il comportamento della cellula anticiclonica a 500 hPa. Questa agì come una barriera, bloccando il flusso occidentale atlantico e dirigendolo verso il Polo Nord, passando attraverso l’Islanda, dove, paradossalmente, le temperature risultavano più miti (circa +5°C). Contemporaneamente, un intenso flusso freddo si dirigeva verso l’Europa, guidato da una depressione sulla Russia.

 

Il 1° febbraio 1956 segna l’inizio di una fase di meteo avverso caratterizzata da condizioni invernali estreme, che si protrarranno per oltre venti giorni. La cronaca di quel giorno in Italia illustra la gravità della situazione: a Milano, il freddo intenso seguito a una nevicata fa due vittime, mentre le temperature massime restano ben al di sotto dello zero. Torino registra -8,4°C, e nelle vallate alpine le strade si trasformano in piste ghiacciate, con temperature che toccano i -17,6°C a Bormio.

 

La situazione non è meno grave in altre regioni: l’Alto Adige vive temperature estremamente rigide (fino a -23°C a Lappago), mentre a Trieste una violenta bora flagella la città per il terzo giorno consecutivo, con temperature che precipitano a -8°C. Anche Venezia è colpita da forti raffiche di bora e da temperature di -5°C.

In Emilia-Romagna, il manto nevoso varia notevolmente, raggiungendo oltre un metro nell’Appennino Modenese. A Bologna, la neve raggiunge i 22 cm, mentre a Modena e Reggio Emilia si attestano intorno ai 30 cm. In Toscana, i venti da nord-est portano il grande freddo fino alla costa, con Livorno che registra temperature notturne fino a -5°C.

Nell’Alto Molise, nell’Alto Sangro e nelle zone del Gran Sasso e del Parco Nazionale d’Abruzzo, l’accumulo nevoso supera il metro di spessore in alcune aree. Sulla costa adriatica centrale, la pioggia incessante prelude al calo delle temperature, mentre a Napoli e provincia, pioggia e grandine sono seguite da un marcato abbassamento termico.

 

Questo evento storico solleva questioni pertinenti in merito ai cambiamenti climatici e ai loro effetti sulle dinamiche meteorologiche. Sebbene il gelo del 1956 sia stato un evento eccezionale, oggi i cambiamenti climatici stanno alterando i modelli di frequenza e intensità di fenomeni simili. In alcune aree del pianeta, si osserva un’accentuazione di eventi climatici estremi, mentre in Europa si nota una tendenza alla riduzione di tali episodi, forse attribuibile alle fluttuazioni climatiche.

 

In questo contesto, è ragionevole chiedersi se, nonostante i cambiamenti climatici in atto, si possa ancora assistere a episodi di gelo prolungato ed estremo come quello del 1956. La risposta non è semplice e richiede un’analisi approfondita delle dinamiche climatiche globali e regionali, nonché un monitoraggio costante dei cambiamenti in atto.

 

In conclusione, il gelo del 1956 in Italia non è solo un capitolo storico da ricordare, ma anche un caso studio imprescindibile per comprendere meglio il nostro clima e prevedere i possibili scenari futuri. La sua analisi dettagliata offre spunti di riflessione sui complessi meccanismi che governano il clima terrestre, sulle sue variazioni e sull’impatto che queste possono avere sulle nostre vite.

Meteo, i tempi di ritorno del gelo storico avvenuto nel Febbraio 1956