
(TEMPOITALIA.IT) Il mese di Novembre è partito in salita per chi attende piogge e aria frizzante. Sull’Italia dominano giornate tiepide, cieli spesso limpidi e scarsa ventilazione, un quadro che ricorda più la coda di Ottobre che il cuore dell’Autunno. La tradizionale atmosfera fatta di fronti in transito, rovesci e temperature in calo sembra rimandata. Ma non per molto, almeno al Centro-Sud dove a breve è atteso un importante peggioramento con piogge che potrebbero risultare fin eccessive.
È un segnale che l’Autunno non ha affatto alzato bandiera bianca. La circolazione a grande scala, infatti, cambia spesso passo tra la seconda parte di Novembre e l’inizio di Dicembre, quando il gradiente termico tra alte e medie latitudini cresce e il getto polare può scendere di latitudine. In un contesto come il nostro, basta poco per passare dall’egemonia dell’Alta Pressione a una fase più dinamica, fatta di saccature atlantiche e richiami umidi dal Mediterraneo.
Il vero punto è capire se il bimestre avrà davvero due volti distinti. Da un lato la persistenza anticiclonica, con anomalie termiche positive e umidità intrappolata nei bassi strati. Dall’altro la possibilità che il disegno sinottico cambi traiettoria, aprendo la porta a irruzioni più fresche e a perturbazioni organizzate, con un ritorno a condizioni più coerenti con la stagione.
Perché fa così caldo a inizio novembre
L’Alta Pressione di matrice subtropicale estende la sua influenza sul Mediterraneo centrale. In quota domina aria mite e stabile, con subsidenza che asciuga le nubi e riscalda lentamente gli strati inferiori. Al suolo, l’assenza di fronti e il soleggiamento prolungato spingono le massime verso valori sensibilmente superiori alla media, spesso oltre i 20 °C. Nelle notti serene le minime possono restare elevate sulle aree costiere e nelle grandi città, mentre nelle conche interne non mancano inversioni termiche e banchi di nebbia.
Questo assetto non è nuovo ma negli ultimi anni è diventato più frequente e duraturo. Il Mar Mediterraneo conserva calore fino a tardo Autunno, aumentando il contenuto di umidità dell’aria nei bassi strati e fornendo energia potenziale ai sistemi perturbati che riuscissero a inserirsi. Paradossalmente, quindi, un periodo stabile e caldo può preparare il terreno a fasi successive più piovose, qualora la circolazione generale cambi marcia.
Il ruolo della corrente a getto e quando potrebbe cambiare il quadro
La corrente a getto è un nastro di venti molto forti in alta troposfera che guida i sistemi frontali. Quando il getto scorre alto su Europa settentrionale, le saccature faticano a penetrare nel Mediterraneo e l’anticiclone diventa il protagonista. Se però una ondulazione del getto affonda verso la Penisola Iberica o il Mar di Sardegna, la divergenza in quota favorisce ciclogenesi sul Tirreno e il tempo cambia ritmo.
Tra la seconda metà di Novembre e l’avvio di Dicembre non è raro assistere a uno spostamento verso sud del corridoio perturbato. Non serve una rottura clamorosa per modificare la sensazione al suolo. Bastano due o tre impulsi ben temporizzati per riportare piogge diffuse al Centro Nord, rovesci più intensi sulle regioni tirreniche e nevicate sui rilievi, con limite inizialmente alto ma in calo al passare degli impulsi più freddi.
Gli effetti del caldo anomalo su agricoltura e qualità dell’aria
Le conseguenze del dominio anticiclonico sono evidenti. Sui campi, il prolungarsi di condizioni miti può ritardare l’entrata in riposo vegetativo di alcune colture e favorire cicli fuori stagione, con benefici di corto respiro e rischi sul medio periodo. La scarsità di piogge riduce il rifornimento delle riserve idriche e irrigue, mentre i suoli superficiali possono seccarsi, soprattutto nelle aree interne del Centro Sud.
Nelle città, la debole ventilazione e l’inversione termica favoriscono l’accumulo di inquinanti. L’aria ristagna nei bassi strati, le polveri sottili aumentano e la visibilità cala. Si tratta di uno schema ben noto nelle fasi stabili autunnali, con risvolti sulla salute, in particolare per le persone anziane, i bambini e chi soffre di patologie respiratorie. È il rovescio della medaglia delle giornate serene e apparentemente gradevoli.
Cosa può accadere nella seconda metà di novembre
Se l’Alta Pressione comincerà a perdere energia in quota, il primo segnale sarà l’aumento delle nubi alte e medie da ovest e una maggiore variabilità, con primi rovesci sul Nordovest e lungo il Tirreno. La posizione del minimo barico farà la differenza. Un minimo sul Tirreno centrale tende a portare piogge persistenti su Lazio e Campania, con interessamento progressivo di Toscana meridionale, Calabria e Basilicata tirrenica. Se invece l’asse si sposta più verso Adriatico, aumentano le chance per fenomeni anche su Marche, Abruzzo, Molise e Puglia, con venti più tesi e calo termico più avvertibile.
Il limite neve all’inizio resta alto, spesso oltre i 1800 metri sulle Alpi e attorno ai crinali più elevati dell’Appennino. Con il passaggio di aria più fredda in quota può scendere a tratti, soprattutto nei settori di Valle d’Aosta, Piemonte occidentale e Lombardia alpina, dove l’orografia esalta gli accumuli quando il flusso si dispone da ovest o sudovest.
Dicembre con due volti: dalla rimonta mite alle correnti polari
Le prospettive per Dicembre contemplano una alternanza più marcata. Possiamo immaginare una prima finestra in cui l’anticiclone tenta una nuova espansione, con giornate stabili e inversioni al Nord, seguita da fasi a maggiore curvatura ciclonica, nelle quali afflussi più freddi dal Nord Atlantico o dall’Europa orientale possono scavare corridoi verso la Penisola. In questi scenari, al passaggio dei fronti, le temperature calano e le precipitazioni guadagnano continuità, con neve più probabile sui rilievi e occasionali episodi a quote medio basse nei settori interni del Nordovest e delle valli appenniniche.
Molto dipenderà dallo stato del Vortice Polare. Se resterà compatto, le irruzioni fredde tenderanno a essere rapide e canalizzate. Se invece mostrerà segni di ondulazione più marcata, gli scambi meridiani potranno spingersi fino al Mediterraneo, aumentando la probabilità di ondate fredde più incisive e, a seguire, di nevicate più abbondanti su Alpi e tratti dell’Appennino. Non si tratta di promesse, ma di scenari fisicamente plausibili nel quadro stagionale.
Cosa significa davvero un bimestre a due volti
Un bimestre a due volti non è una forzatura narrativa. È la natura stessa della transizione stagionale tra Autunno avanzato e prima parte d’Inverno nel clima mediterraneo. Periodi miti e stabili possono alternarsi a finestre più turbolente in cui il Mediterraneo diventa terreno di scontro tra aria umida e aria più fredda. Per l’Italia questo significa che i surplus termici delle prime settimane possono essere compensati da precipitazioni organizzate nella seconda parte del bimestre, con benefici per invasi e falde se gli episodi saranno distribuiti e non concentrati in poche ore.
In montagna la qualità della stagione dipenderà dall’incastro tra temperature e temporizzazione dei fronti. Un episodio freddo senza umidità lascia poco, una perturbazione corposa su fondo termico adeguato costruisce l’innevamento. È il motivo per cui, al di là dell’ansia del singolo evento, contano la frequenza e la persistenza delle finestre giuste.
Riassumendo
Novembre è partito con Alta Pressione e mitezza diffusa, ma la seconda metà del mese può aprire varchi a maggior variabilità e primi impulsi più freschi, specie da ovest. Dicembre ha concrete possibilità di mostrarsi davvero a due volti, alternando rimonte miti a incursioni di aria più fredda capaci di riportare piogge organizzate e neve sui rilievi, con fasi a tratti più invernali anche a bassa quota nelle aree interne del Nord. L’equilibrio del bimestre dipenderà dalla posizione del getto e dallo stato del Vortice Polare, con il Mediterraneo pronto a reagire appena la dinamica atmosferica offrirà l’occasione.
Credit: ECMWF, Copernicus Climate Change Service, Met Office, NOAA Climate Prediction Center, World Meteorological Organization (TEMPOITALIA.IT)
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