Perché rimandiamo tutto: comprendere la scienza della procrastinazione
Aprile 26, 2024Molti si domandano come mai certe volte tendiamo a rimandare decisioni e compiti, rinvii che a volte sembrano non avere una spiegazione logica. Recenti ricerche hanno cominciato a svelare i legami tra la nostra predisposizione a vedere le cose in modo negativo e il nostro abituale procrastinare, offrendo insieme delle strategie potenzialmente efficaci per affrontare questa abitudine. Delineare con precisione la relazione tra atteggiamenti negativi ed il procrastinare può fornirci strumenti per combattere questa tendenza, migliorando così la nostra vita quotidiana e professionale.
Nel tentativo di comprendere perché procrastiniamo, gli studiosi hanno identificato un concetto cruciale noto come valence weighting bias, che giocando sul nostro essere naturalmente portati a valorizzare più gli atteggiamenti negativi rispetto a quelli positivi, finisce per influenzare le nostre decisioni sul quando e come affrontare determinati compiti.
Quando ci troviamo di fronte a una scelta, spesso è una lotta interna tra i nostri pensieri positivi e quelli negativi. I risultati di studi condotti da Russell Fazio e Javier Granados Samayoa presso la Ohio State University hanno evidenziato come un atteggiamento maggiormente incline al negativo sia direttamente correlato alla tendenza a procrastinare. Questo non solo conferma l’importanza del valence weighting bias nel determinare il nostro comportamento, ma apre anche le porte a possibili interventi per mitigarne gli effetti.
Un interessante esperimento pratico ha coinvolto la preparazione delle dichiarazioni dei redditi, evidenziando come persone tendenti a procrastinare inclinassero verso una valutazione più negativa di questo compito. Attraverso la manipolazione del valence weighting bias, si è osservato un cambio comportamentale: riducendo il peso degli atteggiamenti negativi, i partecipanti hanno iniziato a compiere azioni che precedentemente rimandavano.
Spostando il focus sulla natura del valence weighting bias negativo, si è cercato di scoprire se modificare questa predisposizione potesse effettivamente trasformare il comportamento procrastinatorio.
In un secondo studio, l’analisi sul valence weighting bias di studenti universitari ha messo in luce come bassi livelli di motivazione e autocontrollo, combinati con una forte inclinazione al negativo, conducessero a una maggiore tendenza a procrastinare. Questo suggerisce che, oltre ai nostri atteggiamenti intrinseci, anche la gestione dell’energia emotiva e la capacità di autocontrollo siano fattori chiave.
L’ultimo studio ha mirato a capire se intervenire sul valence weighting bias potesse avere effetti concreti. Il risultato ha mostrato che equilibrare i pesi tra segnali negativi e positivi non solo ha ridotto il tempo di procrastinazione ma ha anche aiutato a sviluppare una visione più realistica delle proprie capacità e limiti. I ricercatori hanno riscontrato che mantenere un equilibrio oggettivo tra positivo e negativo aiuta a evitare gli eccessi e stimola un approccio più equilibrato alla vita e alle sue sfide.
Le ricerche sostenute dalla John Templeton Foundation e dal Social Sciences and Humanities Research Council offrono un punto di vista innovativo sulla procrastinazione, sottolineando come un atteggiamento equilibrato possa essere fondamentale nel superare questa abitudine. Cambiare il modo in cui percepiamo i compiti e affrontarli con una visione più neutra potrebbe non solo aiutarci a procrastinare di meno, ma anche a vivere una vita più soddisfacente aprendoci alla realizzazione personale e professionale.
In conclusione, capire e modificare il nostro valence weighting bias potrebbe essere uno dei tasselli chiave per affrontare in modo più produttivo la nostra tendenza a procrastinare. Questo ci invita a riflettere sui nostri processi decisionali interni e sulla potenza che atteggiamenti più equilibrati possono avere sul nostro comportamento quotidiano.
Perché rimandiamo tutto: comprendere la scienza della procrastinazione