Quel che non si può dire

Quel che non si può dire

Maggio 25, 2022 Off Di miometeo

Qualche rara volta, accade che il re vada a spasso nudo. E che a vederlo nudo, e a puntargli il dito contro, non sia il solito straccione del popolino, ma addirittura un membro della corte. È quello che è accaduto qualche giorno fa: protagonista della storia Stuart Kirk, il general manager a capo del ramo “investimenti responsabili” del colosso bancario HSBC. Parliamo, quindi, del responsabile di quella ricchissima e potentissima area dell’asset management che “salva il mondo” con i mitici fondi ESG (ne abbiamo parlato, e ne riparleremo).

Ebbene Stuart Kirk, durante una conferenza sponsorizzata dal Financial Times (!) e intitolata “Moral Money” (!!) se n’è uscito con le seguenti affermazioni:

  • Gli investitori non devono preoccuparsi del Climate Change.
  • Il tambureggiamento mediatico sul Climate Change è come il Millennium Bug del 2000, espressione di un millenarismo propinato regolarmente dai soliti mezzi matti.
  • A chi importa se Miami sarà 6 metri sott’acqua tra 100 anni? Amsterdam è stata metri sotto il livello del mare per tempi immemorabili, e adesso è un bel posto in cui vivere. Lo gestiremo anche stavolta.
  • La scienza del clima magari non sbaglia nelle sue previsioni, ma l’essere umano è bravo ad adattarsi a cambiamenti anche drastici, e a navigare in acque pericolose.
  • HSBC perde troppo tempo con i fondi ESG: siamo ossessionati da questa roba, e finiamo per buttare via i soldi in politiche di mitigazione, invece che di adattamento.
  • Segue una stoccata velenosissima a Mark Carney (ne abbiamo parlato: l’ex banchiere centrale britannico riciclatosi come ambientalista a fine mandato): “capisco benissimo che alla fine di una carriera alla Banca Centrale si hanno ancora tanti anni da riempire. Devi pur dire qualcosa, devi fare il giro del mondo per fare conferenze, devi mostrarti più radicale degli altri, ma mi pare che la situazione stia sfuggendo un po’ di mano”.
  • Infine, un riferimento ai modelli. Non quelli climatici, bensì finanziari: “gli allarmisti climatici collegati alle banche centrali hanno condito i loro modelli finanziari clima-correlati con politiche shock dei tassi in modo da fabbricare gli scenari apocalittici che volevano: hanno manipolato la statistica per creare una previsione spaventosa, vendere paura”.

Psicoreati imperdonabili

Non sappiamo ovviamente cosa sia successo a Stuart Kirk. Se sia stato drogato con una miscela di Novichok e siero della verità da agenti russi, o se piuttosto non si sia semplicemente stancato di vivere.

Fatto sta che Kirk si è reso protagonista di una sfilza di psico-reati tutti punibili con la vaporizzazione. A partire dal più grave di tutti: contraddire pubblicamente il Grande Fratello proprio da quello scranno su cui, per dirla alla Voltaire, devi mentire come il diavolo, non timidamente, non di tanto in tanto, ma audacemente e sempre.

Ovviamente Kirk è stato vaporizzato appena un paio di giorni dopo le sue esternazioni. Il tempo di verificare che fossero state malauguratamente pubblicate su qualcuna di quelle poche fonti di informazione che ancora sfuggono al controllo dei migliori.

Ma ad aggravare la posizione del Kirk agli occhi della psicopolizia, è stato un dettaglio. Piccolo ma rilevantissimo. Kirk non ha negato che la scienza del clima potesse avere delle ragioni. E quindi Kirk non può essere sbrigativamente liquidato come un negazionista. Kirk ha messo in dubbio le conseguenze, del riscaldamento climatico.  Annunciando a tutti la più banale delle verità: l’essere umano si è adattato nella storia a cambiamenti molto più drastici dei ridicoli 0.9 gradi di aumento della temperatura globale degli ultimi 170 anni.

Con le tecnologie di cui disponiamo oggi, questo adattamento sarebbe ancora più semplice da gestire rispetto a quelli del passato, e niente giustifica l’allarmismo che viene distribuito a reti unificate h24 dalla melma mediatica della Pravda globalista. Niente, se non la solita abbuffata di modelli climatici sgangherati che non hanno azzeccato una sola tra le previsioni di sfascio climatico che ci perseguitano da 40 anni a questa parte.

Modelli climatici scassati e irrealistici, proprio come i modelli economici fabbricati ad arte dai neo-costruttivisti sociali che albergano, strapagati, nelle banche centrali e nelle sale d’affari di mezzo mondo, e di cui si prende gioco lo stesso Kirk.

Ma quale resilienza!

Un’ultima riflessione la merita il riferimento di Kirk alla capacità di adattamento dell’essere umano. Da mattina a sera i giornaloni ci parlano di “resilienza”, quella parola orrenda che proprio negli ambienti dell’alta finanza è stata concepita, per poi essere calata come un maglio sulla testa dei poveracci di mezzo mondo.

Se proprio di “resilienza” si vuole parlare, basta voltarci indietro e guardare a quello che abbiamo fatto, anche solo nell’ultimo secolo. Anche solo limitatamente a casa nostra.

Abbiamo bonificato l’Agro Pontino e il Tavoliere delle Puglie: zone malariche, malsane, improduttive, trasformandole in pianure fertili e piene di vita. Abbiamo realizzato l’Acquedotto Pugliese, regalando l’acqua a terre aride e riarse dal sole da secoli. Abbiamo introdotto normative antisismiche per mettere in sicurezza il patrimonio immobiliare italiano. Abbiamo rimediato ad errori del passato, imparando a gestire le piene di corsi d’acqua altrimenti indomabili grazie ad opere ingegneristiche come il cantiere del Bisagno a Genova, o lo Scolmatore d’Arno in Toscana.

Sono le politiche di adattamento, quelle su cui bisognerebbe tornare ad investire miliardi di euro. Con beneficio di tutti, e con creazione di milioni di posti di lavoro.

Non la “resilienza” dei banchieri centrali e del circo barnum di un ridicolo marxismo di ritorno: trilionario, corporativista e monopolista.

Non la “resilienza” che si risolve nel guardarsi l’ombelico e pontificare su come rubare il cibo alle piante (leggi la CO2), iniettandolo nel sottosuolo o utilizzandolo per bizzarri processi chimici di trasformazione che sfidano la termodinamica e ci fanno vergognare di essere andati a scuola.

Non le bischerate sull’economia circolare e sulla sostenibilità che servono solo a far esplodere la bolletta energetica, a chiudere industrie, a buttare milioni di persone in mezzo alla strada e a disarticolare il tessuto economico e sociale dell’Occidente.

Kirk con il suo suicidio professionale ci ha regalato uno spiraglio di luce nel buio altrimenti pesto di una informazione a senso unico, in cui opera e si nasconde una classe dirigente incapace, incompetente, priva di visione e al servizio esclusivo degli interessi dell’alta finanza globalista.

Grazie Kirk. Che il buio ritorni. Si abbassi il sipario. Torniamo a dormire.

 

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