Roman, l’Ulisse della NASA: alla scoperta dello spazio profondo
Gennaio 24, 2024Esplorazione spaziale e comprensione dell’universo
Da sempre l’essere umano ha rivolto lo sguardo verso il cielo notturno, interrogandosi sui segreti celati tra le stelle. Oggi, grazie a strumenti tecnologici avanzati, possiamo avvicinarci alla risposta di alcune di queste domande. Tra questi strumenti spicca il telescopio spaziale Nancy Grace Roman della NASA, che si appresta a intraprendere un viaggio senza precedenti alla scoperta di oltre un miliardo di galassie. Supportato da una simulazione informatica che comprende 33 milioni di galassie, realizzata da un team di scienziati tra cui quelli del SLAC National Accelerator Laboratory, questo progetto promette di espandere significativamente la nostra conoscenza riguardo la materia oscura e l’evoluzione dell’universo.
Operazioni del telescopio e esplorazione della materia oscura
Il telescopio spaziale Roman, posizionato in orbita attorno alla Terra, sarà impiegato per effettuare sondaggi spaziali, similmente al progetto Rubin/LSST che troverà sede su una montagna in Cile. A differenza di strumenti che catturano immagini dettagliate di singoli corpi celesti, questi progetti si concentrano su ampie porzioni del cielo. Entrambi i progetti scattano un numero impressionante di fotografie di oggetti che emettono luce visibile. Pensate a una fotocamera gigantesca; infatti, quella che sarà montata sul LSST è la più grande fotocamera digitale mai realizzata. Il telescopio Roman raccoglierà anche dati spettroscopici, che permettono di catturare la luce al di là dello spettro visibile.
Confronti teorici e evoluzione dell’universo
La raccolta di queste immagini consente agli scienziati di mappare la materia oscura e di analizzare come l’universo si sia sviluppato nel tempo. Gli astrofisici hanno elaborato teorie che descrivono l’evoluzione dell’universo dalle sue prime fasi fino alla sua forma attuale. Basandosi su queste teorie, possiamo formulare ipotesi su come l’universo “dovrebbe” apparire. Confrontando le osservazioni dei telescopi con queste ipotesi, gli scienziati possono determinare se sia necessario rivedere le loro teorie.
Le simulazioni digitali dei dati raccolti dai telescopi sono fondamentali per effettuare questi confronti. La simulazione per il telescopio Roman si basa su un universo immaginario, precedentemente creato per il Rubin/LSST Dark Energy Science Collaboration. Parte di questo lavoro è stata svolta presso il National Energy Research Scientific Computing Center, una struttura dell’Ufficio di Scienza del DOE.
Disporre di simulazioni che attingono dalla stessa fonte consente agli scienziati di confrontare i dati di due set di osservazioni reali. Confrontando le osservazioni, è possibile analizzare gli stessi oggetti presenti in entrambi i set, permettendo di verificare se un’immagine sfocata corrisponda a due o più oggetti distinti.
Una comprensione più ampia dell’universo
L’universo è un luogo vasto e insondabile. Nessun telescopio può catturare immagini dell’intero universo, ma queste simulazioni ci aiutano a combinare i dati di questi due telescopi per ottenere una visione più completa dell’universo e della sua lunga storia. Grazie a queste tecnologie avanzate e alla collaborazione internazionale, possiamo sperare di svelare alcuni dei misteri più profondi dello spazio e, forse, un giorno, di rispondere alla domanda se siamo soli nell’universo.
Roman, l’Ulisse della NASA: alla scoperta dello spazio profondo