
Il riscaldamento globale modifica il profilo costiero dell’Italia
Nel silenzio delle cronache, lontano dai riflettori delle grandi ondate di calore e delle bombe d’acqua, il Mar Tirreno si sta alzando. Lentamente, ma con costanza. Un fenomeno che non si vede a occhio nudo, ma che sta modificando il paesaggio costiero dell’Italia centro-occidentale, spiaggia dopo spiaggia, anno dopo anno. Il meteo quotidiano non lo racconta, ma dietro ogni marea che penetra un po’ di più verso l’interno c’è un cambiamento profondo e strutturale.
Un innalzamento che non è più solo proiezione futura
Secondo gli ultimi dati elaborati da organismi come l’ESA e il NOAA, il livello del MAR TIRRENO è cresciuto di circa 3,5 millimetri all’anno nel corso degli ultimi decenni. Può sembrare poco, ma moltiplicato per un secolo significa oltre 30 centimetri in più. E già oggi, in diverse località tra Lazio, Toscana, Campania e Sardegna, si registrano casi concreti di arretramento della linea di costa, erosione accelerata, spiagge che spariscono in inverno e non tornano più d’estate.
A differenza di altri tratti del Mediterraneo, il Tirreno è un mare profondo, con bacini chiusi e poco scambio con l’Oceano Atlantico, il che aggrava la permanenza del calore in superficie. La sua temperatura superficiale sta salendo a un ritmo superiore rispetto ad altri settori marini, e questo contribuisce all’espansione termica delle acque, uno dei meccanismi principali dell’innalzamento globale del livello marino.
I litorali più vulnerabili: dal litorale romano al golfo di Napoli
Tra le zone italiane più esposte, spiccano i litorali a sud di ROMA, le coste della MAREMMA, il tratto compreso tra CASTEL VOLTURNO e TORRE ANNUNZIATA, e alcune baie della COSTA VERDE sarda. Queste aree, già soggette a una pressione turistica e urbanistica elevata, stanno vedendo i primi effetti tangibili dell’innalzamento del mare: dune spazzate via, pinete che vengono inondate durante le mareggiate, abitazioni sempre più vicine al mare.
Il rischio è duplice: perdita irreversibile di spiagge e intrusione salina nelle falde costiere, che compromette la qualità delle acque dolci e l’agricoltura locale. Non è più un problema delle generazioni future: la trasformazione è già in corso, e il meteo estivo, con le sue tempeste improvvise, accentua l’erosione, spingendo l’acqua sempre più avanti.
Le proiezioni al 2100 fanno tremare
Se non verranno messe in campo strategie di contenimento, gli scenari indicano che entro fine secolo il livello del Mar Tirreno potrebbe crescere anche di 50 o 60 centimetri, in uno scenario climatico a emissioni non contenute. Alcuni modelli considerano anche ipotesi peggiori, con innalzamenti superiori a 80 cm. A quel punto, interi tratti di spiaggia, da Fregene a Marina di Cecina, da Pozzuoli a Capaccio, potrebbero sparire, inglobati da un mare che avanza senza ostacoli.
Non si tratta solo di un problema paesaggistico o turistico, ma anche di protezione civile: molte delle nostre infrastrutture costiere — dalle strade ai depuratori, dai campeggi ai lidi balneari — non sono progettate per resistere a mareggiate su un livello di base più alto di mezzo metro. Le strategie da adottare dovranno essere di adattamento, non di attesa.
Sale il livello del Mar Tirreno: un futuro con Roma e Napoli come Venezia?