Siccità nel Nord Italia e la cosiddetta “crisi climatica”

Marzo 23, 2023 Off Di miometeo

Il nord Italia, e in particolare il nord-ovest, per tutto lo scorso anno (anno idrologico 2021-22) ha sofferto la siccità e questo è un dato indiscutibile e preoccupante. La speranza che da ottobre 2022 (anno idrologico 2022-23) le falde potessero ricaricarsi è andata in gran parte delusa, almeno fino ad ora, e ci si attende un nuovo periodo di crisi idrica. Questo aspetto è testimoniato verso il grande pubblico anche da numerosi articoli su giornali e riviste di vario genere. Alcuni esempi sono quiquiquiquiquiqui.

La crisi idrica che stiamo vivendo è lunga, finora, un anno e mezzo o due: una durata di questo genere autorizza a parlare di cambiamento climatico (o un altro qualsiasi modo con cui si identifica oggi il riscaldamento globale), come è possibile leggere in tutti (meno uno) gli esempi sopra indicati? Se il clima, come da definizione WMO, è la media della meteorologia su trenta anni, perché due anni di eventi inconsueti fanno “ululare” al clima? Un esempio di questo ululare che definirei “a vanvera”, cioè senza nessuna base sensata di dati misurati, è il lavoro di Freund et al., 2023 che, perfino nel titolo, cita un “unusual recent hydroclimate” del tutto inventato o almeno pari ad altre situazioni del passato e quindi tutt’altro che inusuale. Infatti nella figura principale dell’articolo, che qui riprendo solo nella sua parte superiore si osserva all’estrema destra un abbassamento (una siccità) che, giudicando dal filtro passa-basso (linea nera) usato dagli autori, non si osserva in tutto il resto dell’ampio intervallo temporale di oltre quattro secoli. Il problema, però, è che, se si guardano i valori non filtrati, si vedono numerose situazioni uguali o peggiori di quella degli ultimi anni della serie indicati dagli autori come inusuali; in parole semplici, questi ultimi anni non sono affatto inusuali, anzi sono piuttosto comuni e penso che si possa dire che sono del tutto nella norma.

Fig.1: Sequenza dell’indice SPEI (Standardised Precipitation-Evapotranspiration Index) dal 1600 al 2018 in cui, all’estrema destra, appare nella linea nera del filtro passa-basso usato, una diminuzione non visibile in precedenza. A questa diminuzione si fa riferimento nel titolo e nel testo quando si parla di “unusual”.

Allora, la forte diminuzione indicata è solo un effetto “al bordo” del filtro o meglio di tutti i filtri che, non potendo appoggiarsi ai dati quando calcolano la parte iniziale o finale di una serie, sono costretti a inventarsi i dati che sono loro necessari. Lo stesso effetto si può osservare nella parte iniziale.
Una critica puntuale al lavoro di Freund e collaboratori è stata fatta sul sito di Judith Curry da Frank Bosse e Nic Lewis che, fra le altre cose, calcolano il filtro passa-basso supponendo di avere gli stessi dati di Freund, ma solo fino al 1949: il risultato è nella figura successiva in cui, abbastanza comicamente, si mette in evidenza come nella parte finale della stessa serie, troncata al 1949, il filtro generi una “situazione inusuale”, dello stesso tipo di quella osservata in figura 1 e anche sottolineata nel titolo del lavoro.
Ho usato il termine “comico” ma in realtà è tragico che gli autori (ben 6) non abbiano tenuto conto degli effetti al bordo del filtro (non è un aspetto che si possa far finta di non sapere) e che, soprattutto, i referee abbiano permesso che un simile errore venisse pubblicato. E poi si dice che ci sono i complottisti; ma casi simili portano naturalmente a qualche ipotesi di complotto o connivenza.

Fig.2: Come la serie filtrata di figura 1 ma ipotizzando di avere dati solo fino al 1949. Si osservi come, sulla destra, si possa parlare di “unusual hydroclimate” esattamente come nella parte finale della serie completa al 2018 mostrata in figura 1.

Comunque, a parte quest’ultimo discorso, la situazione climatica è che nell’indice SPEI relativo all’Europa, non c’è nulla che appaia al di fuori della norma e che non si sia verificato in tempi passati, cioè nulla che faccia pensare ad un cambiamento climatico e meno che mai a una crisi climatica.

Una conferma di quanto i dati del lavoro di Freund et al mostrano si ha nel lavoro di Vicente-Serrano et al, 2020 che parla di variabilità e trend a lungo termine della siccità nell’Europa occidentale tra il 1851 e il 2018. La loro figura 8 mostra lo SPI (Standardized Precipitation Index) raggruppato sia su 3 che su 12 mesi e calcolato per situazioni di siccità “dolce”, “moderata” e “forte” (identificate da diverse sfumature di colore).

Fig.3: Serie combinate dello SPI su 3 e 12 mesi e per siccità dolce, moderata, forte. Non si osserva alcuna crescita; semmai una leggera diminuzione rispetto agli anni ’50, probabilmente non significativa.

Si vede chiaramente che non c’è alcuna deriva crescente nella serie; anzi, senza voler calcare la mano su un aspetto probabilmente non significativo, si intravede una leggera diminuzione rispetto ai valori massimi, osservati attorno agli anni cinquanta del secolo scorso.

δ18O dagli alberi
Il rapporto isotopico dell’Ossigeno δ18O derivato dalla cellulosa negli anelli di accrescimento degli alberi è stato costruito per un intervallo di 400 anni (1600-2003 CE) tramite 24 cronologie europee nel progetto ISONET e i dati sono disponibili al sito https://datapub.gfz-potsdam.de/download/10.5880.GFZ.4.3.2023.001sdfsd/
Il δ18O (qui userò anche la notazione d18O) è un indicatore (inverso) della temperatura estiva. Mi è sembrato utile unire agli indici di piovosità precedenti anche un’informazione sulla temperatura che mostro nelle due figure successive per le dieci stazioni più estese temporalmente di ISONET, elencate nella tabella 1.

Table 1: Properties of the 10 sites used here. All them have the maximum range in the series, say ~1600-2004 CE. d18O.txt & d18O2.txt are the files containing the numerical values.
Site Country Code Column Color Elev.
m asl
Range
year
d18O
Cazorla Spain CAZ 4 Black 1820 1600-2002
Col du Zad Morocco COL 5 Green 2200 1600-2000
Fontainebleau France FON 7 Orange   100 1600-2000
Gutuli Norway GUT 8 Blue   800 1600-2003
Sivakkuvaara Finland ILO 9 Red   200 1600-2002
d18O-d18O2
Inari Finland INA 10 Black   150 1600-2002
Pinar de Lillo Spain LIL 13 Orange 1600 1600-2002
Monte Pollino Italy SER 21 Green 1900 1604-2003
Suwalki Poland SUW 22 Blue   160 1600-2004
Woburn U.K. WOB 26 Red     10 1604-2003

In queste due figure si osserva una scala di temperatura media che dipende, anche se non esattamente, dall’altezza del sito e, dal 1850 a fine serie, un trend della temperatura (che ufficialmente dipende dalla concentrazione di CO2, distribuita uniformemente su tutto il globo) molto variegato: da una diminuzione nel sito a 2200 m ad un aumento nel sito a 1800 m; da una costanza per il sito a 100 m ad una crescita per quello a 200 m.

Fig.4: δ18O del primo gruppo di cinque stazioni e suo spettro Lomb. Nel quadro superiore sono riportati anche l’associazione colore-nome del sito e la sua altezza in metri slm. Le linee, di colore contrastante con quello delle serie, sono i fit lineari dei dati dal 1850 a fine serie: si notano pendenze (variazioni di temperatura) diverse, non legate all’altezza del sito.

La stessa situazione si osserva anche nel secondo gruppo: la temperatura resta piatta nel sito a 1900 m ma cresce in quello a 10 m e a 150 m; resta costante nel sito a 1600 m e decresce in quello a 160 m.

Fig.5: Il d18O per il secondo gruppo di stazioni ISONET. Valgono qui le stesse considerazioni espresse per la figura 4.

Gli spettri nelle due figure mostrano una sostanziale difformità, con qualche accenno di similitudine ad esempio tra INA e SER. Credo che in pratica rispecchino la diversità delle situazioni locali con, forse, alcuni riferimenti ad ENSO (periodi tra 2 e 7-10 anni) che in queste figure si leggono male.

Conclusioni
Da questa carrellata sulla situazione idrica europea si trae l’idea che complessivamente il clima non stia mostrando niente di anormale, solo le sue abituali fluttuazioni che non permettono in alcun modo di gridare alla catastrofe imminente solo basandosi su due (o magari tre) anni di effettiva crisi idrica, nel nord Italia ma non solo; buona parte dell’Europa soffre di questa situazione. Qualcosa però sta cambiando: dopo oltre due anni di La Nina adesso gli indici che descrivono ENSO sono passati in una situazione di neutralità (valori tra -0.5 e 0) che rapidamente si sta (sembra si stia) portando (valori tra 0 e +0.5) verso un nuovo El Nino. Per l’Italia del nord possiamo solo sperare … e la CO2 conta davvero molto poco, ammesso e non concesso che conti qualcosa di significativo.

Bibliografia

  • Vicente-Serrano, S.M., Domínguez-Castro, F., Murphy, C., Hannaford, J., Reig, F., Peña-Angulo, D., Tramblay, Y.5, Trigo, R.M., MacDonald, N., Luna, M.Y., McCarthy, M., Van der Schrier, G., Turco, M., Camuffo, D., Noguera, I., García Herrera, R., Becherini, F., della Valle, A., Tomas-Burguera, M., El Kenawy: Long-term variability and trends in meteorological droughts in Western Europe (1851-2018)Int. J. Clim., 2020. https://doi.org/10.1002/joc.6719
  • Mandy B. Freund, Gerhard Helle, Daniel F. Balting, Natasha Ballis, Gerhard H. Schleser & Ulrich Cubasch: European tree-ring isotopes indicate unusual recent hydroclimate Nature Communications earth & Environment4:26, 2023. https://doi.org/10.1038/s43247-022-00648-7.
    Tutti i dati e i grafici sono disponibi nel sito di supporto

NB: il post è uscito in origine sul sito dell’autore

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