
L’uragano Melissa, definito dagli esperti “tra i più violenti mai osservati nel bacino atlantico”, prosegue la sua folle corsa verso l’Atlantico settentrionale, lasciando dietro di sé morte e devastazione. Secondo le ultime stime, al momento (ore 7 italiane) Melissa è ancora un uragano di categoria 1, con venti fino a 155 km/h e un centro depressionario di 970 hPa. Dopo aver devastato in sequenza Giamaica, Haiti e Cuba, sta ora mostrando la sua forza sulle Bahamas e sulle Bermuda. L’uragano si trova infatti a 235 km a nord-est delle Bahamas centrali e a 1.215 km a sud-ovest delle Bermuda, dove il suo arrivo è atteso tra la serata e le prime ore di domani, ancora con la forza di categoria 1. Nel frattempo cresce il triste bilancio dei danni e delle vittime che Melissa ha lasciato dietro di sé.
Immagini impressionanti dalla Giamaica – È dalla Giamaica che arrivano le immagini più drammatiche: intere cittadine cancellate, quartieri senza luce né acqua, ospedali danneggiati e migliaia di persone nei rifugi. Di seguito il video postato dal primo ministro giamaicano Andrew Holness, che mostra la devastazione nella parrocchia di St. Elizabeth.

Ricordiamo che il landfall – l’impatto diretto sulla costa – è avvenuto ieri mattina, quando Melissa ha raggiunto la massima potenza, Categoria 5, con venti fino a 295 km/h, una forza mai registrata prima sull’isola. Secondo le prime stime, oltre il 75% della rete elettrica è fuori uso, le comunicazioni sono instabili e le autorità contano almeno 42 vittime accertate, numero purtroppo destinato a salire. La parrocchia di St. Elizabeth è completamente isolata: ponti crollati, fiumi esondati e interi villaggi evacuati con elicotteri militari.

Anche il coordinatore regionale delle Nazioni Unite per la Giamaica ha affermato che la nazione insulare ha subito danni senza precedenti a causa dell’uragano Melissa. Il Ministero della Salute della Giamaica ha esortato la popolazione a donare il sangue, poiché le scorte nazionali sono “criticamente scarse” per le persone che potrebbero aver bisogno di trasfusioni per interventi chirurgici, cure per traumi e complicazioni del parto.

Cuba, il secondo colpo di Melissa- Dopo aver attraversato il Canale dei Venti, l’uragano ha toccato terra nella provincia cubana di Santiago de Cuba come Categoria 3. Le autorità dell’isola hanno predisposto l’evacuazione preventiva di oltre 700 mila persone. Le immagini provenienti da Palma Soriano e Guantánamo mostrano case scoperchiate, strade allagate e linee elettriche distrutte. L’Istituto di Meteorologia cubano conferma che le raffiche hanno superato i 200 km/h e che le piogge delle prossime ore potrebbero aggravare il rischio di frane e smottamenti nelle zone montuose.

Haiti e il dramma silenzioso- Mentre l’attenzione internazionale si concentra sui due colossi caraibici, Melissa ha già inferto un colpo pesantissimo anche sulla piccola Haiti. Nella regione di Petit-Goâve, il fiume in piena ha travolto interi quartieri: 25 morti e 18 dispersi, secondo i dati provvisori del governo. Gli aiuti arrivano con difficoltà a causa delle frane che bloccano le strade principali e delle tensioni sociali già altissime nel Paese.

Bahamas, ora sotto assedio – Nelle prossime ore Melissa si sposterà verso nord-est, abbandonando gradualmente l’arcipelago delle Bahamas come uragano di categoria 1, dopo essere giunto come categoria 2. Sono previste ancora piogge torrenziali, anche oltre i 200 mm, e mareggiate superiori ai tre metri. Le autorità locali hanno già disposto la chiusura di scuole e aeroporti, invitando i residenti delle zone costiere a trasferirsi nell’entroterra.
Un uragano figlio del clima che cambia – La potenza di Melissa è legata a un fattore chiave: le acque eccezionalmente calde dei Caraibi, superiori di 1,5 °C alla media stagionale. Secondo la World Meteorological Organization (WMO), si tratta di un caso emblematico di rapid intensification, cioè il fenomeno per cui una tempesta tropicale raddoppia la propria potenza in meno di 24 ore – un evento sempre più frequente negli ultimi anni.
Secondo nuove stime, il cambiamento climatico ha aumentato la velocità del vento dell’uragano Melissa di circa il 7% e ha reso circa quattro volte più probabile una tempesta che, in passato, si sarebbe potuta verificare una volta ogni 8.000 anni.
Un recente studio pubblicato dal Grantham Institute presso l’Imperial College di Londra spiega come una tempesta potente come l’uragano Melissa potrebbe verificarsi una volta ogni 1.700 anni, considerando il clima attuale. I risultati sono in linea con le stime del gruppo ClimaMeter, che esegue analisi rapide dei principali eventi meteorologici. Il gruppo ha ipotizzato che l’uragano Melissa abbia avuto circa il 10% di precipitazioni in più e venti più forti del 10% a causa del cambiamento climatico.
Bilancio e aiuti internazionali – Il bilancio complessivo provvisorio nei Caraibi parla di oltre 80 morti, decine di dispersi e danni stimati per miliardi di dollari. Il Regno Unito e l’Unione Europea hanno già annunciato fondi d’emergenza e squadre di soccorso, mentre le Nazioni Unite hanno attivato un corridoio umanitario per fornire acqua potabile e medicinali. Le autorità locali affrontano ora la doppia sfida della ricostruzione e della prevenzione sanitaria, con il rischio concreto di epidemie nelle aree allagate.