Verso la Neve in Val Padana: il gelo da Est tra Natale, Capodanno ed Epifania

 

C’è un profumo particolare nell’aria, quello che precede i grandi cambiamenti. I giorni della neve verso la Pianura Padana si stanno avvicinando e, diciamolo pure, l’attesa inizia a farsi sentire. Questa volta, forse, è l’anno buono. Stavolta ci sono le massime possibilità che possa succedere davvero, perché quella porta che sembrava chiusa a doppia mandata ha riaperto i battenti al freddo. Quello vero. Quello che – secondo i modelli matematici più avanzati – aggiungerà carburante gelido proveniente direttamente da Est.

Tutto questo potrebbe capitare proprio nel periodo clou delle feste, tra Natale e Capodanno, generando quel fenomeno tanto caro agli appassionati di meteorologia che si chiama Cuscinetto freddo. Un termine tecnico, certo, ma che racchiude in sé la magia delle nevicate da addolcimento, quelle che trasformano il paesaggio grigio in una cartolina ovattata. E non finisce qui. Sembra che ulteriori impulsi di aria gelida possano giungere nei giorni successivi, abbassando ulteriormente le temperature e preparando il terreno per scenari invernali che avevamo quasi dimenticato.

Siamo però in una situazione di previsioni ancora vaghe. Insomma, navighiamo a vista. Non conosciamo i dettagli, non conosciamo l’entità precisa del freddo. Perché? Semplice: la rotta della massa d’aria fredda proveniente dalle steppe dell’Est potrebbe decidere, all’ultimo momento, di scivolare decisamente più a nord delle Alpi. Schivare, per così dire, l’Italia e interessarla solo marginalmente. Uno schiaffo morale non da poco. Tuttavia, anche in questo scenario “minore”, in Val Padana si realizzerebbe comunque quel famoso Cuscinetto freddo.

 

Il meccanismo del freddo in pianura

Immaginate l’aria fredda come un fluido pesante, denso, che si adagia nei bassi strati. Se la dinamica andrà come sperato, avremmo gelate notturne di moderata intensità. E questa sarebbe la situazione “migliore”, per così dire – quella più tranquilla. Nel caso invece di situazioni “peggiori” (o migliori, dipende se amate la neve o temete il ghiaccio), allora le cose andranno ben oltre.

Stiamo parlando di un nucleo di aria fredda assimilabile a quello che nel Febbraio 2012 raggiunse l’Italia. Attenzione però: “assimilabile” non significa uguale. Vuol dire che la matrice è la stessa: molto freddo proveniente dalle Pianure Sarmatiche. Però siamo solo a fine Dicembre o inizio Gennaio. Il picco del freddo statistico, solitamente, si raggiunge a Febbraio o alla fine di Gennaio. Insomma, le tempistiche sono diverse.

In questo contesto, però, bisogna anche ricordare un altro gigante del passato. Nel Gennaio 1985 – anche se erano altri tempi, dove il Riscaldamento Globale era meno furioso e mordeva meno i nostri inverni – si ebbe quella ondata di gelo storica che, quarant’anni fa, portò l’Italia quasi tutta sottozero. Si ebbero grandi nevicate, si ebbe una situazione meteorologica di gelo che è rimasta negli annali. Però quella fu innescata da un evento ben preciso: un forte riscaldamento della stratosfera, tecnicamente noto come Stratwarming.

Non possiamo fare paragoni diretti con questo evento meteo del passato, se non sul fatto che nella prima parte di Gennaio si possono verificare ondate di gelo imponenti. È un periodo, quello dopo l’Epifania, di grande rigidità. Ne abbiamo avute parecchie in passato, perciò è statisticamente un momento favorevole al gran freddo. Teniamone conto.

 

La scienza della previsione e i suoi limiti

Ovviamente dobbiamo avere conferma di tutto questo. Lo ripeto continuamente, quasi fino alla noia: una previsione meteo ha una buona affidabilità quando ci fermiamo a un orizzonte temporale di cinque giorni. Andare oltre è come guardare attraverso un vetro appannato. Si vedono le sagome, ma non i dettagli del volto.

C’è chi mi scrive e dice: “Ma se non avete certezza che questo evento meteo succederà, perché ne parlate?”. Domanda legittima. La risposta è che le previsioni a lungo termine sono un prodotto essenziale di prevenzione e analisi. Fatto di lettura, di studio dei trend. Non significa che vi dovete asserragliare in casa da oggi perché a Capodanno potrebbe esserci la neve o il gelo. Non vuol dire questo. Significa dare libera informazione, però scientifica, basata su modelli matematici e non inventata al bar.

Qui non ci stiamo inventando niente. Stiamo solo osservando dei modelli matematici – complessi algoritmi che girano su supercomputer – che danno questa probabilità. E noi ne stiamo parlando. È un’ipotesi. Una possibilità affascinante. Pertanto, chi deve organizzare movimenti, viaggi e fare altro può tranquillamente proseguire nella sua vita quotidiana. Queste sono solo ed esclusivamente ipotesi che hanno, è vero, una validità scientifica, ma che restano soggette all’imprevedibilità del caos atmosferico. Un evento meteorologico di questo tipo può succedere, così come potrebbero capitare eventi di caldo anomalo più avanti nel tempo.

Di sicuro, però, gli eventi meteo di freddo preoccupano abbastanza. Come quelli di grandi nevicate, ad esempio. Perché? Perché bloccano la circolazione stradale, creano disagi. È ovvio. Dall’altra parte, le ondate di calore invernale fanno molto piacere a tantissime persone che amano il tepore fuori stagione. Ad alcuni, però, piacciono molto meno. E diciamo che non ci dovrebbero neanche essere, in teoria.

Le ondate di caldo invernali alterano il nostro habitat naturale, creano danni ai nostri ghiacciai che già soffrono maledettamente. Alla fin fine, se non cade la neve durante la stagione invernale, ci sono danni enormi a tutti coloro che svolgono attività turistiche in ambito montano. Con la neve, insomma, gira l’economia di intere valli. Voglio dire: le stagioni devono esserci tutte e quattro. Ma queste, effettivamente, sono un po’ sballate nell’arco dell’anno. Sembra che il calendario si sia inceppato.

 

Il ruolo del Mediterraneo e l’energia in gioco

Noi ora stiamo solo parlando di un fatto concreto: del fatto che comunque ci sono alte possibilità che giunga aria fredda e che si formi questo benedetto Cuscinetto freddo in Val Padana. Ma c’è un’altra variabile fondamentale nell’equazione: il mare.

Abbiamo un Mar Mediterraneo ancora molto caldo per la stagione. È una riserva di energia termica impressionante. E questo è produttivo di precipitazioni intense. Lo stiamo vedendo sulle regioni settentrionali: su alcune aree sono caduti quantitativi di precipitazioni veramente notevoli, da record. Immaginate ora cosa succederebbe se, al posto della pioggia, ci fosse quel cuscinetto freddo al suolo.

Con un Cuscinetto freddo ben strutturato, ci sarebbe stata neve su molte aree di pianura. Ci sarebbero stati accumuli di neve importantissimi, forse paralizzanti. Quindi l’inverno, soprattutto quello della Pianura Padana, è fatto di equilibri sottili. Temperature che devono essere inferiori rispetto a quelle che sono le attuali medie climatiche – ormai drogate dal cambiamento climatico – per permettere al fiocco di non fondere prima di toccare l’asfalto.

 

Amplificazione Artica e Jet Stream

C’è anche da considerare un elemento tecnico di cui abbiamo parlato tante volte, chiamato Amplificazione Artica. Un fenomeno che va a incentivare l’intensità delle ondate di freddo a causa di una serie di correnti che vanno un po’ a sballarsi. Mi riferisco al famoso Jet Stream, la corrente a getto.

Quando il Jet Stream rallenta, inizia a ondeggiare come un serpente impazzito. Queste onde facilitano gli scorrimenti di masse d’aria lungo i meridiani (da Nord a Sud e viceversa), invece che lungo i paralleli. Questo meccanismo può causare ondate di calore estreme, ma anche ondate di gelo improvvise.

È esattamente ciò che succederà tra non molto, durante la settimana di Natale, sulle regioni nordamericane. Attualmente il Nord America è colpito da forti ondate di gelo. Si è gelato, per esempio, a New York. I laghi di Central Park hanno iniziato a solidificarsi. A New York è caduta un po’ di neve, ma in altre località le nevicate ce ne sono state veramente importanti. Si stanno gelando i Grandi Laghi al confine con il Canada. C’è una copertura nevosa sul Nord America che è maggiore rispetto a quella del Dicembre 2024 (l’anno scorso).

 

L’anno della neve o solo un’illusione?

Quindi, questo potrebbe essere l’anno della neve non solo per la Pianura Padana ma per molte altre regioni italiane? Forse. Perché ci sono quelli che sono chiamati “indici di comportamento del clima” – o teleconnessioni – che ci danno qualche speranza. Abbiamo La Niña che è statisticamente favorevole a certi tipi di scambi meridiani.

Ecco, se non riesce a coincidere tutto questo insieme di situazioni – aria fredda, cuscinetto, precipitazioni – e a innescare un evento meteo importante, forse potremmo attendere un po’ per vedere la neve di nuovo in Pianura Padana. Visto che ci sono cambiamenti climatici evidenti, fluttuazioni del clima e sinottiche atmosferiche spesso non favorevoli che sembrano remare contro.

Questo è quello che stiamo osservando in questi anni. Ma tuttavia, anche con sinottiche atmosferiche non perfette, ok? Anche con fluttuazioni del clima e con El Niño che forse tornerà il prossimo anno, in Pianura Padana dovrebbe nevicare comunque. Questo è il clima della pianura padana. O meglio, lo era. È cambiato.

Non sappiamo se questo cambiamento che stiamo vedendo – concentrato soprattutto in circa 10 anni – sia definitivo o se faccia parte di cicli più lunghi. Non possiamo dirlo con certezza assoluta. Ma c’è stato sicuramente un aumento della temperatura sia sulla pianura che sulle regioni alpine e prealpine. Ed è notevole.

Tra l’altro ci sono problemi enormi, ad esempio, in molte stazioni sciistiche. In questi ultimi anni quelle a più bassa quota addirittura hanno cessato di svolgere il servizio di apertura. Hanno chiuso, semplicemente. Perché non c’era la neve, perché era antieconomico tenerle aperte. Mancava la materia prima, mancavano le temperature idonee. Quindi non si poteva neanche generare una pista innevata con la neve artificiale (i cannoni sparaneve, per funzionare, hanno bisogno di freddo).

Pensate un po’ quanto è cambiato il clima. Che esso sia dovuto a cambiamenti climatici antropici – e su questo la scienza è chiara – o a fluttuazioni naturali, il risultato pratico non cambia. In questo caso, dato che è così concentrata questa situazione così alterata e non solo in Italia, bisogna riflettere. Può essere una fluttuazione? Certo, sono eventi che sono avvenuti anche nel passato. Ma non possiamo negare il fatto che, a livello globale, il clima è cambiato.

Abbiamo una temperatura media globale che ormai sfiora 1,5°C sopra il valore medio che ci dovrebbe essere stato nel periodo preindustriale. Lo stiamo superando spesso. Ci stiamo avvicinando, in molti periodi, ai 2°C di anomalia. E ci sono state delle giornate addirittura in cui lo abbiamo superato abbondantemente.

 

Conclusioni: speranza bianca

Quindi il cambiamento climatico c’è. Su questo non si può discutere il contrario, i dati cantano. Però ci sono anche le fluttuazioni del clima a breve termine. E queste, probabilmente, hanno cambiato la sinottica atmosferica favorevole agli eventi di neve dalle nostre parti.

Ma non solo qui. Guardiamo anche la formazione del ghiaccio, per esempio, sulle regioni polari. Verso l’Europa e l’Artico russo occidentale quest’anno l’estensione dei ghiacci è assolutamente molto bassa. Lo era anche gli altri anni, per carità, ma quest’anno è ancor peggio. Mentre è abbastanza buono altrove; qualche area addirittura verso lo Stretto di Bering ha una situazione di copertura di ghiacci superiore alla media. Ma questi sono eventi locali. Sono fluttuazioni del clima in un contesto comunque di cambiamento climatico globale.

Per concludere – e senza voler fare false promesse – non sappiamo se la neve cadrà copiosa in Pianura Padana quest’inverno. Ma ci sono sicuramente informazioni, dati e segnali che possono, in un contesto globale amplissimo, dirci una cosa: le carte in tavola ci sono. Quest’anno potrebbe davvero essere l’anno della neve. Vedremo se succederà, o se il Generale Inverno deciderà di disertare ancora una volta l’appuntamento con la storia.

 

Fonti e approfondimenti scientifici internazionali:

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