“STATO DI PAURA” COMPIE 20 ANNI

Febbraio 10, 2024 Off Di miometeo

A vent’anni dall’uscita del visionario romanzo di Michael Crichton (assolutamente da leggere) e a 16 anni dalla morte dell’autore  ci inchiniamo alle sue doti di preveggenza. Ma fu davvero preveggenza?

Di Gianluca Alimonti, Luigi Mariani e Guido Parravicini

Nel suo “Perception survey” del 2023, il World Economic Forum (WEF) ha presentato il diagramma riportato in figura 1 e i cui dati sono pari pari riproposti in un recentissimo report del WEF (World Economic Forum, 2024 – table E, pag. 11, Global risks ranked by severity). Dal diagramma si evince che l’emergenza climatica sarà a breve la principale emergenza che la popolazione mondiale percepirà (o sarà indotta a percepire?) nei prossimi anni, alla faccia di guerre, inquinamento, degrado ambientale, ecc. ecc.

Figura 1 – Diagramma del World Economic Forum riprodotto nel sito https://www.statista.com/chart/29197/the-most-severe-global-risks-over-the-next-2-and-10-years

Si concretizza così appieno lo scenario delineato nel libro “Stato di paura” da Michael Crichton (1942-2008), che su wikipedia è riassunto con toni di rara efficacia:

Il tema principale del libro è quello legato al surriscaldamento globale, che Crichton espone secondo il suo interessante punto di vista. Nell’opera alcuni personaggi senza scrupoli fomentano la preoccupazione della popolazione per la salvaguardia dell’ambiente per poi sfruttare lo “stato di paura” creatosi per fini personali (vendita di libri, macchine, apparecchi “rispettosi dell’ambiente”, ecc.). I “cattivi” tentano di raggiungere i loro scopi generando disastri ambientali mediante apparecchiature futuribili in grado di controllare i fenomeni naturali, un vero e proprio terrorismo ambientale a scopo di lucro. Il romanzo affronta, portando numerose prove e fonti, il tema dell’ambientalismo, diventato per alcuni una nuova forma di business multinazionale che ha bisogno di emergenze, vere o create mediaticamente, per preservare sé stesso ed i propri lauti guadagni fatti di fondi pubblici, donazioni, royalties, ecc. Questa tesi innovativa e decisamente fuori dal coro, ha creato serie critiche riguardo al libro che è stato al centro di numerosi dibattiti.

Quest’anno il romanzo di Crichton compie vent’anni e le previsioni in esso espresse si sono in larga misura avverate, il che fa certo onore al talento di Michael Crichton, il quale aveva avuto una formazione scientifica alla scuola di medicina della Harvard University. L’anniversario ci invita anche a riflettere sul fatto che gli ingredienti proposti nel romanzo erano già tutti evidenti vent’anni fa per chi, come Crichton, avesse un fiuto e capacità di lettura della realtà. Al riguardo ci preme qui ricordare che l’eccessiva enfasi sul cambiamento climatico come minaccia planetaria ci preoccupa particolarmente in quanto:

  1. Distoglie da altri enormi e assai più immediati problemi del nostro tempo (inquinamento, mancanza di energia e cibo, megalopoli degradate dei Paesi in via di sviluppo, guerre, ecc.)
  2. Impedisce di impostare politiche di adattamento al cambiamento climatico adeguate alle necessità presenti e future.

Al riguardo ci permettiamo di ricordare ai lettori che articoli scientifici che – dati alla mano ed in accordo con l’ultimo report dell’IPCC – permettono di portare alla luce il fatto che la crisi climatica tanto paventata non è supportata da evidenze scientifiche, vengono ritirati senza motivazioni di rilievo (Alimonti et al., 2022 – retracted) se non quella di voler nascondere una “scomoda verità” che minerebbe alla base lo “stato di paura” che è stato edificato. Peraltro si noti che per affermare lo stato di paura tutto fa brodo, come dimostra il fatto che l’articolo di Alimonti et al. (2022 – retracted) viene oggi citato da scienziati frettolosi, con risultati a dir poco grotteschi. A tale riguardo segnaliamo il lavoro di Gule et al (2024) di cui ci giunge notizia tramite Researchgate e in cui si afferma:

the occurrences of extreme events like floods and droughts have increased in many Ethiopian towns [7]. Developing African countries including Ethiopia struggle to manage the risks related to climate change

Quel “[7]” è la citazione di Alimonti et al. (2022 – retracted) nel quale si afferma a chiare lettere e sulla base di una bibliografia citata anche dall’ultimo report IPCC che eventi pluviometrici estremi, siccità e alluvioni non manifestano oggi tendenze significative al livello globale e su varie macroaree, mentre non ci si è mai sognati di pronunciarci sull’Etiopia, un ambito peraltro affascinante per il climatologo: il regime pluviometrico è dominato dalle piogge monsoniche che alimentano il Nilo azzurro, principale affluente del Nilo ed inoltre El Nino determina forti interferenze con tale regime, provocando siccità ricorrenti (Parisi et al., 2018).

Bibliografia

Alimonti G, Mariani L, Prodi F, Ricci R A (2022 – retracted). A critical assessment of extreme events trends in times of global warming, Eur. Phys. J. Plus, (2022) 137:112 https://doi.org/10.1140/epjp/s13360-021-02243-9

Gule T.T., Hailu B.T., Lemma B., 2024. The Ripple Effect of Climate Change: Assessing the Impacts on Water Quality and Hydrology in Addis Ababa City (Akaki Catchment) Hindawi Scientifica, Volume 2024, Article ID 8824622, 15 pp, https://doi.org/10.1155/2024/8824622

Parisi S.G., Cola G., Gilioli G., Mariani L., 2018.Modeling and improving Ethiopian pasture systems, Int J Biometeorol https://doi.org/10.1007/s00484-017-1492-0

World Economic Forum, 2024. The global risk report 2024, 19th edition, https://www3.weforum.org/docs/WEF_The_Global_Risks_Report_2024.pdf.

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